“Io e Gio” – Francesco Prosdocimi


Voto: 5 stelle / 5

“Io e Gio” è l’esordio narrativo di Francesco Prosdocimi, classe 1991, uscito per Neo edizioni il 19 aprile scorso. Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggio.

Trama di Io e Gio

I protagonisti di “Io e Gio” sono due fratelli: Giovanni ha dieci anni, Pietro ne ha più di venti.

I due sembrano su una barchetta sballottata dalle onde. Hanno appena perso i loro genitori in un tragico incidente stradale – incidente di cui sappiamo il minimo indispensabile, non serve rimuginare, non li riporterà in vita – e la cosa migliore che Pietro riesce a fare è portare il fratello lontano, in un ambiente completamente nuovo. Così, si trasferiscono da Vicenza in Alto Adige, nel paese più alto di Val d’Ultimo: Santa Gertrude.

Potrei dirvi che si fanno una nuova vita, nuovi amici, nuove esperienze. Tutto, invece, è profondamente, simbolicamente gelato. Le loro esistenze sembrano rallentare, subendo il freddo e l’isolamento, affiancandosi solo a chi è infelice come loro.

Arriverà il disgelo?

Recensione

“Io e Gio” è la prova che il dolore chiede il suo tempo per venire metabolizzato.

Ho notato un movimento diametralmente opposto rispetto a “La vita di chi resta” di Matteo B. Bianchi, che ho recensito la settimana scorsa. In “Io e Gio” troviamo il tentativo spasmodico e “ostinato”, come lo definisce la quarta di copertina, di dimenticare, ignorare e sopravvivere alla sofferenza.

Mi colpisce come in entrambi i romanzi ci sia un lutto da affrontare, ma le reazioni sono molto diverse. In “Io e Gio”, protagonista non è una persona sola, che ha il lusso di poter scegliere di fermare il tempo, bensì una coppia, vincolata da un legame profondo.

Pietro è giovane, impulsivo e inesperto. L’unica cosa che sa è che vuole fare da riparo a Gio contro il dolore e la nostalgia. Vuole fare l’ombrello. Procede per tentativi ed errori; a volte è scomposto, sconclusionato, disorganizzato. Ma è anche testardo e rifiuta ogni tipo di aiuto.

La negazione del lutto chiude i due in un binomio impenetrabile. Per fortuna è la saggezza bambina di Gio, quella istintiva, in armonia con le proprie emozioni, a spezzare questo binomio, a cercare la riconciliazione, a smettere di scappare.

Chi si sta prendendo cura di chi? La gerarchia che lega un primogenito a un fratello minore può essere sovvertita?

“Restiamo solo io e Gio. Restiamo sempre solo io e Gio”

Pietro soffre l’ingiustizia della loro condizione caricandosi di ulteriori pesi che non gli competono. Cerca di sostituire un genitore perfetto e invincibile, eppure è un modello che sa già non funzionare: in primo luogo perché neanche sua madre e suo padre sono stati invincibili; poi, perché è un obiettivo irraggiungibile e tutti i genitori lo sanno.

Questa sua imperfezione può venire perdonata?

“Chi lo sa quanto ci vuole per smettere di avere paura. Forse, se c’è qualcuno che ti aspetta il tempo di guarigione si accorcia.”

Rimanere orfani con un fratello a carico è un’esperienza inimmaginabile e nessuno sa come potrebbe reagire. Questa di Pietro è una delle strade possibili. Non vi anticipo se sia una strada giusta o sbagliata. Il lettore trarrà le sue conclusioni dal finale.

“Nessuno è mai pronto per queste cose”

Ho interpretato “Io e Gio” come appartenente alla narrativa di viaggio. Il percorso che fanno i due fratelli è faticoso, procede per frammenti, scene, episodi. Anche se, in fondo, Pietro e Gio sono stanziali, di fatto sono in continuo movimento, quasi in fuga; in ricerca affannosa di una normalità difficile da conquistare così presto.

L’unico scopo del protagonista è fare da ariete, mettersi dietro a Gio e spingerlo verso il futuro, permettendogli di guardare indietro il meno possibile. Lo fa a mascelle strette, perseguendo un ideale di forza e facendosi pietra, come il suo nome.

Dovrà ricredersi? Dovrà cedere?

Lo scoprirete da soli: “Io e Gio” ha uno stile asciutto e scorrevole, con dialoghi frequenti e molte scene di vita quotidiana. Nonostante il tema, è un romanzo accogliente, che palpita vita e che ha un messaggio chiaro: alla fine si va avanti, sempre.

Commenti