“Italiana” – Giuseppe Catozzella


Voto: 5 stelle / 5

“Italiana” è l’ultima opera di Giuseppe Catozzella, edita da Mondadori (2021). È un romanzo storico intenso, appassionato, vero. La potenza della parola e una sapiente narrazione dai toni epici, riportano in vita Maria Oliverio, giovane tenace, coraggiosa, ribelle, divenuta, a poco più di vent’anni, la più famosa donna brigante della Calabria e del Sud Italia. Ringraziamo la casa editrice per la copia omaggio.

Trama di Italiana

Secondo fonti ufficiali, con queste parole la brigantessa Ciccilla si presentò davanti al Tribunale Militare di Catanzaro il 16 febbraio 1864, dopo la cattura sui monti della Sila:

Sono Maria Oliverio, fu Biaggio, di anni ventidue. Nata e domiciliata a Casole, Cosenza, senza prole di Pietro Monaco. Tessitrice, cattolica, illetterata.”

Ma chi è davvero Maria Oliverio? È la bambina poverissima che ha nel cuore un’invincibile estate, anche in mezzo al più rigido degli inverni, che divora libri di nascosto, che sente forte il richiamo dei boschi della sua terra. È la sorella mai accettata, ignorata, odiata di Teresa, unica della famiglia ad essere stata data in adozione e ad aver avuto la possibilità di conoscere agi e ricchezze, ma che non si è mai rassegnata ad aver perso tutto.

È una semplice ragazza innamorata del giovane Pietro, dei suoi grandi sogni, degli ideali di libertà condivisi, preda di un sentimento a tratti violento e crudele. Diventa brigantessa, rivoluzionaria indomita e feroce, quando la realtà si rivela in tutta la sua amarezza e il desiderio di libertà diventa sempre più forte.

Conoscerà la miseria più nera, il disprezzo, la morte, la sconfitta, forti passioni e tradimenti laceranti, ma non perderà mai la sua dignità, il suo senso di giustizia, la voglia di cambiare il destino.
Si sente italiana quando l’Italia era ancora vagheggiata e idealizzata; viene schernita con questo stesso appellativo dai soldati che volevano imporre il nome con la forza, dopo gli eventi storici che portarono all’unità.

Recensione

Italiana. Cosa significava essere “italiani” a metà Ottocento? Tutto e niente. Tutto per chi inseguiva il sogno di una nazione unita e credeva fortemente in un futuro migliore e più libero. Niente per chi, in fondo, sapeva che il cambiamento rimane sempre un’utopia.

Lo volevo veramente? Quanti sacrifici ero disposta a fare per cambiare il mio destino? E che cos’era il destino? Quella domanda arrivava da un altro mondo. Cambiare il futuro, e magari quello dell’Italia…quelle non erano cose per braccianti.”

“Vae victis!” (Guai ai vinti) dicevano i Romani, ma spesso la linea di confine tra vincitori e vinti non è così netta. Da sempre sappiamo che c’è la grande Storia, quella che si studia sui libri di scuola, osannata e potente, spesso scritta dai vincitori. C’è poi, accanto, una storia minore, costruita giorno per giorno da persone comuni, ignorata, nascosta, ma talvolta basta una scintilla a tener viva la memoria di ciò che è stato.

La storia di Ciccilla si intreccia con gli eventi che hanno segnato il Risorgimento ed hanno portato all’Unità d’Italia. Ritroviamo l’entusiasmo e le illusioni di un Meridione stanco e oppresso, che vede in Garibaldi “il Liberatore”, ma anche la delusione e l’amarezza che aumenta per le promesse non mantenute, la sofferenza per la miseria che dilaga e il desiderio di ribellione che cresce ed esplode in atti cruenti e drammatici.

La storia di questa donna rappresenta l’altra faccia dell’Unità d’Italia, spesso dimenticata. Insieme a lei sogniamo, soffriamo, proviamo grandi delusioni e momenti di rabbia. Il coinvolgimento è totale non solo per chi, come me, vive nei luoghi descritti dall’autore, ma anche per chi ha conosciuto grandi ideali e ha lottato per questi, oltre ogni confine regionale o nazionale.
Maria e Ciccilla: due cuori, due anime nella stessa persona. Maria ama, perdona, sogna. Ciccilla non dimentica, agisce nell’ombra e colpisce al momento giusto. Sensibile e feroce, delicata e spietata, innocente e colpevole allo stesso tempo. Contro tutto e contro tutti.

E’ la voce diretta di Maria che rivela la sua verità attraverso la narrazione in prima persona, una narrazione fluida, dolce, realistica. Non mancano le inflessioni dialettali, perfettamente comprensibili anche per chi non è del luogo. Splendido il paesaggio silano che fa da sfondo all’intera vicenda; le immagini di boschi, grotte, vallate, lupi e voli di rapaci scorrono davanti ai nostri occhi attraverso suggestive descrizioni.

Volevamo fare un’Italia unita per davvero. Un’Italia che doveva trovare la sua unità nell’uguaglianza dei braccianti e del popolo, da nord a sud e non in una guerra infame che ha trattato la parte conquistata come Cristoforo Colombo ha trattato gli indiani. Volevamo scegliere di essere italiani.”

Giuseppe Catozzella ha compiuto un lavoro eccellente, nato da ricerche accurate, studi approfonditi di testimonianze, lettere, atti ufficiali, allo scopo di ricostruire fedelmente i fatti. Il risultato è un romanzo commovente, drammatico, profondamente vero. La grande prosa italiana ottocentesca riecheggia tra le pagine del libro e giunge fino a noi. Un grande insegnamento sempre attuale.

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