Sopporto difficilmente i libri impegnati. Per me il Medio Oriente è un guazzabuglio di identità e di limitazioni, ideologie molto lontane da me e non riesco mai a immedesimarmi. Con “Kobane Calling” di Zerocalcare, invece, ho trovato il giusto compromesso per avvicinarmi a questo argomento così ostico.
Ho letto la nuova edizione Bao del 2020, in cui sono state aggiunte delle tavole inedite sul 2016 e sul 2019, e un’appendice.
Di Zerocalcare abbiamo recensito anche “La profezia dell’armadillo” e “Dimentica il mio nome“.
Trama di Kobane Calling
“Kobane Calling – Oggi” è il reportage in fumetti del viaggio che Zerocalcare ha compiuto sul confine turco-siriano nel 2015 e nel 2016 per sostenere la resistenza curda contro l’ISIS.
Il libro è completo e generoso nel fornire mappe e spiegazioni storiche, anche se fornite con la consueta autoironia di Zerocalcare sulle proprie competenze.
Nella nuova edizione sono state aggiunte delle testimonianze in memoria di Lorenzo Orsetti, combattente italiano ucciso dall’ISIS nel 2019.
Recensione
In “Kobane Calling” la capacità di Zerocalcare di muoversi con grazia fra la trivialità e il dolore è portata ai massimi livelli. Come gettare la guerra in caciara senza mancare di rispetto a nessuno?
Eppure ci riesce. Punta tutto sulla dicotomia Oriente-Occidente nel confronto fra il gruppo di Italiani, che ha la tendenza a sdrammatizzare, e il gruppo di resistenti, che è assorbito nelle sue motivazioni vitali. E riesce a non essere irriverente con nessuno dei due.
Si tratta di un’esperienza che ha visibilmente scosso l’autore e lo ha fatto sentire piccolo e impotente. Dico questo, perché alla fine ci sentiamo anche noi, così.
Mio figlio mi chiede di precisare che trova molto buffi i disegni e che gli secca un po’ non poterlo leggere adesso, a sei anni e mezzo, perché ci sono anche molte parolacce.
“Kobane Calling” è un libro che ha vinto il Premio Micheluzzi 2017 come Miglior libro ed è stato tradotto in otto lingue.
