Immaginate un teatro. Quando si apre il sipario appaiono due scenografie: da una parte l’interno di una chiesa, dall’altra la sacrestia.Oppure, se volete figuratevi la prima, solo la chiesa; nella scena successiva apparirà la sacrestia. Due i personaggi principali: Tilio, aiuto sacrestano, ovvero l’apprendista, e Fredi sacrestano a tutti gli effetti. Ogni tanto faranno la loro comparsa i due sacerdoti che si alternano nella celebrazioni delle varie messe. Appunto, essi sono attori di sfondo perché il sacrestano ed il suo aiutante sono in assoluto i protagonisti indiscussi.
È l’incontro tra due anime quello di questi due uomini anziani, con i loro carichi di esperienze e di dolori, di rimpianti, di cose svelate ma di tante taciute. Un libro che vale la pena leggere perché nell’ambiente statico della chiesa e della sacrestia dove tutto è uguale da sempre, si avverte un dinamismo crescente. E’ un’amicizia che cresce attraverso i dialoghi smozzicati dei due protagonisti, più spesso i loro silenzi, il non detto ma espresso a volte con la postura, con gli sguardi, la cura dell’uno verso l’altro, quasi vergognosa nel non voler apparire manifesta.
In questo ambiente che non cambia da secoli si fa vera filosofia, si discute della vita, del suo senso, dei rapporti fra le persone, degli errori umani. La religione è solo un pretesto per ragionare sull’interiorità di ognuno. Il tutto in modo mai tedioso. Infine vien da pensare che continuiamo ad essere “apprendisti” a tutte le età: qualcosa da imparare rimane sempre.
Un libro da leggere: ambientato in uno spazio ristretto valica i confini per esplorare l’animo umano.