“La ballata di Temi” – Michele Zanetti


Voto: 4 stelle / 5

Non il titolo, abbastanza indecifrabile, bensì la copertina che raffigura la laguna fa intuire l’ambientazione del romanzo “La ballata di temi”. In questo libro di Michele Zanetti, pubblicato nel 2015 da ADLE Edizioni, è la palude di Caorle, dal periodo antecedente la prima guerra mondiale fino agli anni 60, la vera protagonista.

Trama de La ballata di Temi

Una citazione, tratta dalla prima pagina, può offrire un accenno alla trama:

…un nome è un segno indelebile…Ad Artemidoro era stato regalato da un prete cui non mancavano doti di sarcasmo e di ironia. Un rustico prete di quelli che camminavano su sentieri d’argine e su stradoni, con le scarpe grosse sporche di fango… di quelli che non disdegnavano le stalle…o i casoni anneriti di fuliggine e dispersi nella vastità della palude.

Eccoli gli elementi del romanzo: Artemidoro, (chiamato da tutti Temi) figlio di pescatori e pescatore per una vita intera lui stesso, dal nome così fuori luogo, stridente e altisonante in una terra silenziosa, che affiora tra le nebbie; l’ambiente: terra battuta ritagliata tra acque melmose, sentieri che si fanno strada tra le canne, casoni neri, luoghi dove le persone si rintanano, si acquattano quasi ad imitare gli animali di palude.

Artemidoro cresce nell’alto Adriatico; orfano di padre ancora ragazzino, deve rimboccarsi le maniche – e nei primi anni del 900 non può significare altro che intraprendere la scuola della palude – proseguire il lavoro di pesca del genitore tra l’acqua fangosa, maneggiando gli attrezzi del mestiere. Come maestro c’è Nane-cepa, scorbutico come è obbligatorio esserlo in un ambiente tale, ma dotato di abilità indiscusse.

Anche il protagonista possiede l’abilità e la scaltrezza che gli permettono di sopravvivere nella quotidianità. Non basteranno però le doti sopraccitate di fronte alle tragedie familiari. Dovrà attingere alla testardaggine, alla tenacia, alla lealtà che quella terra ha plasmato in lui per mantenere un equilibrio e per prendersi cura di un bambino a cui Artemidoro riserva le cure e gli insegnamenti come fosse il suo vero padre.

Recensione

“La ballata di Temi” intriga sicuramente chi ama perdersi nelle lunghe, intense descrizioni di ambienti, chi vuole smarrirsi tra gli orizzonti nebbiosi della laguna o sentire il fluire delle maree nel loro gioco ripetuto, scrutando l’andirivieni degli animali migratori, in un dialogo con una natura selvaggia.

Artemidoro è un personaggio interessante; il lettore lo segue passo passo nella sua crescita, negli incontri con le persone, ne ammira la solidità interiore che regola scelte non facili.

Alla fine del libro lo scrittore afferma che Artemidoro non figura nei registri parrocchiali ma che di personaggi come lui ne sono vissuti tanti; fondamentalmente si tratta di storia vera perché questa era la vita nei dintorni di Caorle: famiglie che vivevano di radicchio e di erbe selvatiche, di beverasse e garusoli rubati alla marina, di rane strappate agli acquitrini, di cefali sottratti alla palude.

Come detto all’inizio, la vera protagonista della storia rimane la palude tratteggiata, esplorata con minuzia, con interesse e passione dall’autore. Con partecipazione viene descritto il cambiamento lento ma implacabile di una terra che negli anni 50 vede travolti la sua sabbia e gli avvallamenti palustri, trasformati lentamente in una pineta estranea alla sua storia. Segnali inquietanti, decisamente aggressivi di cambiamenti che, ancora una volta, mettono in luce quanto l’economia sia alla base dei travolgimenti ambientali.

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