“La direzione della coccinella” è il romanzo di esordio di Davide Ceraso pubblicato da Dark Zone edizioni a luglio 2020.
Trama de La direzione della coccinella
Lorenzo e Valentina sono uguali e allo stesso tempo diversi: trascorrono le loro giornate in una Torino che respira nebbia e sbuffa cieli tortora, fino a quando le loro vite si incontrano.
Tra i due sboccia un sentimento, ma lei sta per partire per l’America. E l’attesa, a vent’anni, è un istante sospeso dal retrogusto amaro.
Così Lorenzo s’innamora di Alice, ragazza-madre dalle mille cicatrici celate sotto una pelle pallida e con una figlia, Mia, che osserva il mondo attraverso occhialini da nuoto.
Tutto sembra andare nel migliore dei modi, finché nel silenzio di una notte un messaggio di Valentina sconvolge tutto. Di nuovo.
Lorenzo annega nel mare dei dubbi: chi ama davvero? Valentina o Alice?
Nel momento in cui dovrà fare una scelta, sarà una coccinella a indicargli la direzione da prendere. Perché il cuore non sbaglia. Mai.
Recensione
Già dalle prime righe si ha enorme difficoltà a salire su questo treno chiamato storia. Vacuo il tema focale del racconto, saltellante come lo sono vecchie carrozze su obsoleti binari. Diciassette capitoli come diciassette vagoni senza locomotiva che viaggiano su rotaie parallele, una ripida discesa lascia correre il convoglio sconnesso.
Il racconto si alterna a varie fermate, ove un passeggero scende e uno sale.
Lorenzo, primo viaggiatore sul vagone del tempo a ritroso, comincia il suo battito di storia, il suo pulsare della vita appesa ad filo come fosse un freno di emergenza, come fosse un collegamento al battito.
Valentina, un “girino”, or un ranocchio uscito dalla rottura di un invaso d’acque, trilli di vita Corona no mille pene.
Alice, un velo la avvolge, un’aura rosea piena di vita le riempie il ventre e i Prosperi seni, rotondità assolute la accompagnano ad anelare la sua primaVera.
Un binario obsoleto da percorrere, con varie fermate fuori del tempo, come un diario scritto da un passeggero rimembri, lunghe buie gallerie rendono il viaggio balzellante come il passaggio del treno sa fare lungo le pareti scavate dall’uomo.
“Non so se tu abbia mai osservato una coccinella in procinto di spiccare il volo.
Socchiude un poco le elitre puntinate di nero e le dischiude quel tanto che, per un attimo appena, le fa sembrare un cuore. È difficile starle dietro ma dicono che, se si è abbastanza svelti, ti porterà dalla persona amata, da chi possiede una parte del tuo cuore…”
Un romanzo ove il protagonista è l’introspezione, un diario frammentato spesso discontinuo e scattoso come il volo di una coccinella. Un piccolo insetto goffo e senza la minima aereodinamica, un volo sgraziato come tale Il romanzo.
L’autore vorrebbe rievocare i tratti della vita vissuta, giustificare le scelte che lo hanno portato a fare certe deviazioni nel suo percorso, in convinzione che fossero il meglio per lui, Valentina e Alice, non le risparmia, le riporta al suo presente, le manipola a suo uso vergante.
La direzione della coccinella classico romanzo autobiografico, viaggio temporale memoriale. La teatralità del testo, pare un copione a tre atti, in diciassette capitoli dovrebbe uscire un romanzo fluido, un estasi sublime che dovrebbe rendere ebete lo spettatore, ma troppe incertezze e troppi riferimenti allo spazio temporale, lo lasciano asciutto e confuso, ovvio nella lettura. Non vi è profondità, tridimensionalità, Il tutto appiattito come parole scritte per stupire determinati lettori eletti.
Autore alla prima esperienza, un vacuo tentativo di elaborare una perdita, un terapico vergare nella ricerca introspettiva e di cura del sé.