“La famiglia del piano di sopra” (Neri Pozza) è l’ultimo libro di Lisa Jewell, londinese, scrittrice di bestseller. In questo, uscito a settembre 2021, un passato oscuro che lega i personaggi principali appare e riappare, consegnando al lettore una storia intrigante.
Trama de La famiglia del piano di sopra
I punti di vista narrativi sono tre, assegnati ai personaggi principali:
Libby, giovane donna, la quale si ritrova dall’oggi al domani proprietaria di una villa situata in uno dei migliori quartieri di Londra;
Lucy che suona il violino per strada per poter mantenere i suoi due figli;
Henry, colui che svela lentamente i fatti del passato.
Eppure queste persone, dalle esistenze così diverse, hanno vissuto parte della loro vita nella dimora ereditata da Libby ed hanno un legame di sangue strettissimo tra loro. Lucy ed Henry infatti sono fratelli che hanno abitato la casa fino all’adolescenza; Libby non aveva neanche un anno quando è stata trovata tra quella mura, unica in vita, insieme a tre persone che sembrano aver programmato, e compiuto, un suicidio collettivo.
Nella casa, luogo che si fa sempre più lugubre nella descrizione di Henry, al piano di sopra erano venute ad abitare persone, dalle false e pericolose ideologie, che avevano stravolto la vita agiata della famiglia.
Al momento del ritrovamento dei cadaveri e di una bimba dentro una culla, le domande irrisolte che sono tante, ad esempio: cos’è successo? dove sono finiti i ragazzi? quante persone vivevano nella casa?
Recensione
E quindi: dove sono realmente finiti i ragazzi? Di fatti inverosimili il libro, a dir la verità, ne presenta. Come è potuto succedere che nella casa siano successe situazioni paradossali senza insospettire nessuno? Com’è possibile che dei minorenni siano spariti senza che le indagini si protraessero, dopo essersi blandamente messe in moto? Ed ancora com’è possibile che negli anni seguenti gli stessi ragazzi abbiano potuto vivere normalmente senza che qualcuno indagasse sul loro passato? D’altro canto va riconosciuto al libro il merito di tenere incollato il lettore il quale, grazie al buon ritmo narrativo, perdona il succedersi di fatti rocamboleschi.
Nell’ultima parte si assiste ad una corsa accelerata per sistemare gli innumerevoli tasselli della storia, il tutto verso un finale lieto. Solo lieto? No: spianato e luminoso!
Decisamente scrivere un buon giallo, dosando gli ingredienti, scrivendo una storia dove tutto sia plausibile, è veramente cosa difficile.