“Maigret si sbaglia” (Maigret se trompe) di Georges Simenon fu scritto e pubblicato nel 1953. Io l’ho letto nell’edizione Adelphi 2004, “Le inchieste di Maigret”, con la traduzione di Barbara Bertoni. Dello stesso autore abbiamo recensito “Marie la strabica” e “Il treno“.
Rispetto ai Maigret che ricordo questo noir – il 43° della serie a lui dedicata -, presenta con discrezione i colori cangianti del disorientamento. Il lettore, infatti, viene preso in contropiede dai personaggi che giocano a corrente alternata tra difesa e attacco.
Anche il commissario ci sorprende sornione. Il titolo stesso possiede un forte margine di ambiguità. In cosa consiste il suo errore? La suspense di questo poliziesco, privo di azione, viaggia su una lunghezza d’onda unicamente psicologica. Il pedinamento posto in essere dal commissario è mentale.
Trama di Maigret si sbaglia
Una nebbiosa mattina di novembre, Maigret viene avvisato di un suicidio sospetto in uno dei quartieri più prestigiosi di Parigi. La vittima è ragazza di nome Louise che vive da sola, eccetto la domestica. “All’estremità di un divano giallo era accasciata in modo innaturale una giovane donna dai capelli bruni con una grande macchia rosso scuro sulla vestaglia”.
La scena del crimine presenta un’alterazione: l’assenza dell’arma che ha sparato esclude il suicidio. Le testimonianze raccolte risultano attendibili, coerenti, concordanti, ma, a intuito, incomplete. Alcune schermate da una reticenza vischiosa. Altre rese spontaneamente con apparente cinismo.
In pochi giorni il commissario riesce a individuare le persone vicine a Louise e a conoscerne le contorte dinamiche. Capirle, però, è un’altra questione. Uno dei rebus sarà decifrare la personalità della vittima e di chi le ha offerto una vita migliore. Perché la giovane è una mantenuta. Ma migliore per chi?
Il mito dell’abnegazione
《Maigret si sforzava di avvicinarsi il più possibile alla verità, ma si rendeva conto che la verità assoluta era inafferrabile》
Il mondo di Louise non è magico, sebbene visitato da chi sembra aver fatto dell’abnegazione la propria ragione di vita. Un chirurgo di fama internazionale si sottopone a tour de force estenuanti anche pro bono. La sua assistente personale, invisibile e onnipresente, ha rinunciato a una promettente carriera. Un giovane sassofonista spiantato dimostra a Louise una devozione trobadorica. E due sorelle hanno abdicato alla loro, di vita. Che sia nella clausura di una biblioteca o di un ruolo sociale non fa differenza. La stessa Louise, a suo modo, si è sacrificata per tutta la sua breve esistenza. Prima come prostituta nei bassifondi e da poco, forse, come amante in un ambiente a lei estraneo.
Manzoni risponderebbe che la colpa è di quel “guazzabuglio del cuore umano“. Maigret il guazzabuglio cerca di capirlo. Ma questa volta fa un errore di valutazione.