“La tana del lupo” – Enrico Cantino


Voto: 4 stelle / 5

“La tana del lupo” è l’esordio in narrativa di Enrico Cantino, che fino all’anno scorso si è occupato prevalentemente di brevi saggi sui cartoni animati giapponesi per l’editore Mimesis e ha pubblicato i suoi racconti in antologie e riviste.

Questo racconto lungo pubblicato da Apollo (2020) è un divertissement in cui vengono parodizzati certi convegni senza né capo né coda.

Trama di La tana del lupo

La voce narrante è una terza persona onnisciente.

Seguiamo il protagonista in un convegno improbabile, intitolato per l’appunto “La tana del lupo”, che si svolge il 29, 30 e il 31 febbraio di un anno non specificato.

Come quando non riusciamo a staccare gli occhi da qualcosa di inquietante, il pubblico del convegno segue tutti e tre le giornate nonostante i relatori siano molto, molto strani, e per lo più inconcludenti.

Recensione

Si possono leggere tante cose dietro “La tana del lupo”. Lo si può vedere tanto come un semplice esercizio nonsense quanto un’operazione di satira verso qualsiasi mondo gessato (università? Politica? Ognuno metta il suo: l’allegoria funzionerà ugualmente).

La scrittura sincopata di Enrico Cantino scuote il lettore e contempla, pur mantenendo un distacco ironico, tante piccole esibizioni. C’è il relatore invasato, c’è quello frustrato, quello complottista. Chi non ha incontrato almeno uno di questi?

“Insomma, la tana è vuota. Il lupo non c’è. Magari non c’è mai stato. Oppure l’hanno sfrattato. Senza fare tanti complimenti. In ogni caso, il risultato è lo stesso”

La parte più divertente è nei titoli degli interventi, anche perché, essendo elencati all’inizio, prendono di sorpresa quel lettore che poco poco aveva creduto in una… narrazione seria. 🙂 Cito, per rendere l’idea, “Membro e rimembro, coercizione della memoria fallica”, “Il fiero pasto. Sessualità e concordanze trobadoriche” o un’indagine sul “travestitismo” animale.

“Siete rimasti fregati, ma non l’ammetterete mai. Nessuno è disposto ad ammetterlo. In nessun caso. Si porta a casa la sua brava fregatura zitto e buono, buono e zitto. Per cui fregatevene”.

Il libro di Enrico Cantino lascia immaginare un autore giocherellone, dallo sguardo acuto sulle contraddizioni dei Sistemi e la lingua tagliente.

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