“La voce del crepaccio” – Matthias Graziani


Voto: 4 stelle / 5

“La voce del crepaccio” di Matthias Graziani (Mursia 2022) è un romanzo che è qualcosa di più di un thriller. Ha, sì, la parte gialla, ma ha anche un aspetto che sconfina nel soprannaturale, quel soprannaturale delle leggende legate indissolubilmente ai luoghi e alle loro particolarità. Ma ha anche l’avventura che ricorda un po’ i cowboys del Far West.

Ringraziamo l’ufficio stampa e la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggio.

Trama de La voce del crepaccio

È il 1989 in un Altoadige ancora segnato dal ricordo del fascismo e dalla scarsa simpatia verso gli italiani, sta arrivando l’inverno e con esso sembra essere tornato il Gletschmann -l’uomo del crepaccio – vista la serie di omicidi brutali che interessano il borgo montano, lo stesso dove, da diversi mesi, scompaiono bambini. Julian è un ragazzino che riesce a sentire i sussurri della montagne, e le loro parole non portano nulla di buono.

Sarà lui, aiutato dalla guardia forestale Kastner con un manipolo di uomini coraggiosi diversi tra loro che più diversi è difficile, a sfidare le montagne e la violenza dell’uomo per capire cosa sta succedendo, e a crescere, entrando nel mondo degli uomini.

Recensione

Premetto che a me piacciono  i thriller che si svolgono tra i monti… forse perché mi ricordano tutti un po’ le cupe atmosfere alla Twin Peaks, e nel romanzo di Graziani cupezza ce n’è tanta. C’è un sottile equilibrio tra luce ed ombra, tra vita e morte (alcune morti mi hanno proprio lasciata spiazzata, Matthias, non hai mica risparmiato nessuno!).

Quelle montagne che chiudono tra le loro pendici i segreti più inconfessabili di una comunità, dove l’omertà è una forma di difesa e salvaguardia. Dove la gente vive di leggende antiche che nel racconto sono trasposte in chiave moderna, tutte quelle vecchie storie che servivano a giustificare il male degli uomini e la loro ferocia, ma la realtà si manifesta, spesso, in forme peggiori anche della più nera fantasia.

Il romanzo di Graziani è proprio bello, ha un ritmo serrato, personaggi affascinanti, anche se non sempre positivi nemmeno tra i “buoni”, ha un linguaggio spesso duro e diretto, non risparmia scene crude e violente, colpi di scena inaspettati che mi hanno fatto scendere la lacrimuccia.

Indimenticabile la guardia forestale Kastner, quello che ha sfidato i fascisti e che non teme né il Glatschmann e neppure i nuovi Dirlinger, pronto a tutto per difendere la sua comunità.

E poi quel “personaggio” suggestivo nello sfondo: la natura delle montagne del Latemar e del Catinaccio che osservano e sussurrano…

Chiara Carnio

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