“Le gratitudini” – Delphine de Vigan


Voto: 4 stelle / 5

È la storia di  Michka, un’anziana donna, anzi, come dice lei, “una vecchia…è bello dire i vecchi. Ha il merito di essere fiero e tondo”. Già perché Michka non ha mai usato le parole a caso, proprio lei che per lavoro doveva leggerle, valutarle, sistemarle. Però ora le sta perdendo: nella sua testa i nomi  stanno facendo una gran confusione, si allontanano oppure si scambiano l’uno con l’altro.

“Perdere la memoria, i punti di riferimento, perdere le parole… Perdere ciò che hai guadagnato, meritato, ciò per cui hai combattuto, ciò che pensavi di tenerti per sempre. Non avere più niente da perdere.”

Così Michka deve essere confinata in un ricovero perché non può più essere autosufficiente. 

La storia viene raccontata da due voci diverse: Maria che è una giovane amica che la protagonista ha sostenuto fin da quando era bambina  e  Jerome, un ortofonista che lavora nella residenza per anziani e dovrebbe aiutarla a conservare il linguaggio almeno per quanto possibile. Durante le loro visite  a Michka, attraverso dei dialoghi che risultano molto efficaci nella narrazione, si ricostruisce il carattere di  questa donna che risulta assolutamente  adorabile, anche nel suo contrasto tra come  si immagina fosse prima della malattia  e com’è ora.

Non si creda di imbattersi in una storia tragica. La malinconia di fondo è mitigata dalla delicatezza con cui la storia è narrata e anche dal modo giocoso in cui vengono  presentati  i termini storpiati da Michka.

E il titolo cosa centra? Michka è grata, grata a chi le dà una mano, ma soprattutto, ben sapendo che si trova nell’ultima parte della sua vita, a chi si è occupato di lei quando era piccola e che vorrebbe ringraziare. La potenza del “grazie” è il messaggio  del libro, nella prima parte appena percepibile, ma che aumenta nella parte finale.

Consigliato a tutti, senza timore di affrontare la  tematica della vecchiaia perché il messaggio del libro è comunque positivo.

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