“Lettere al dottor G.” – Alda Merini


Voto: 5 stelle / 5

Nel 2009 è uscito per i tipi di Frassinelli un volumetto di appena 116 pagine intitolato “Lettere al Dottor G.”. Dietro questa nuda iniziale si nasconde il dottor Enzo Gabrici. Lui è lo psichiatra dell’istituto Paolo Pini di Affori, nel quale Alda Merini ha trascorso la propria degenza negli anni tra 1965 e il 1972. Ad Alda Merini abbiamo dedicato anche una lettura poetica.


Cos’è Lettere al Dottor G

lettere-al-dottor-g-copertinaAll’interno del libro possiamo trovare i testi – riprodotti così com’erano nell’originale – che la poetessa ha indirizzato al medico: parliamo di tredici lettere e di ventidue poesie, introdotte proprio dallo psichiatra, che ne parla in questi termini:

Non ho mai saputo delle lettere che Alda Merini mi aveva scritto quando era ricoverata al Paolo Pini di Affori. Può darsi che ne abbia vista qualcuna, ma non ero a conoscenza del fatto che ne avesse scritte diverse che, dopo la sua straordinaria affermazione nel campo della poesia, documentano il periodo trascorso in ospedale, raccontato dettagliatamente nel libro L’altra verità. Diario di una diversa

Alda Merini: una grande poetessa

Non credo vi sia bisogno di spiegare chi era e tuttora è Alda Merini, a dispetto della sua morte. Chi ama leggere sa bene di chi si sta parlando. Di una grande poetessa. La cui grandezza continua ad avere i riconoscimenti che merita.

A lei è toccata la sorte di ogni grande scrittore. Vale a dire il ritrovamento a getto continuo di inediti e la loro pubblicazione postuma. A volerne confermare con forza il talento poetico.

Ne è uscito uno anche lo scorso anno: Confusione di stelle. Una miscellanea di materiali vari. Ma non è su questo volume che intendo spendere le mie solite quattro parole.

Poesia come salvezza

In quanto suo medico, Enzo Gabrici era forse la persona più adatta a illustrare questi inediti di Alda Merini, di cui vengono riconosciute le valenze terapeutiche. Dichiara infatti:

«La creazione attraverso l’arte poetica è stata il suo balsamo».

Catalizzatore di questa creazione diventa a questo punto Enzo Gabrici stesso, il quale ipotizza, appunto:

“È probabile che Alda Merini sentisse che poteva trovare nel dottor G. un uomo che voleva capirla e che, con il semplice contatto umano, lo sentisse consapevole e alleato per uscire dalle sofferenze di terapie rovinose e di una vita che la sua vera indole non poteva accettare.”

Si torna qui alla concezione salvifica della poesia, intesa quindi non solo come strumento di conoscenza di se stessi e del mondo. La scrittura poetica si configura quale riparo e protezione dalla sofferenza, provocata da terapie non adeguate.

Una sofferenza che però non è stata proprio inutile. Ha rafforzato l’Alda Merini artista, dando a se stessa e agli altri una nuova speranza:

“La sua forza di artista che, fortunatamente, non solo non si è spenta ma si arricchisce di nuove energie spirituali, è uscita vittoriosa dalle violenze di false culture scientifiche e può ancora regalarci, attraverso una straordinaria produzione letteraria, molta speranza!”

Sulle lettere e sulle poesie non dirò nulla. Perché non avrebbe senso.

Ha senso invece attraversarle per toccare con mano la creaturalità di una poetessa i cui indubbi meriti artistici avrebbero potuto forse essere riconosciuti prima.

Non resta che leggere i testi che già sono stati pubblicati. E quelli che eventualmente dovessero riemergere alla luce.

E io credo ne riemergeranno ancora.

Alda Merini, Lettere al dottor G, Milano, Frassinelli, 2009.

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