“L’immagine della donna nei dipinti di Gustav Klimt” è un trattato steso da Michele Raja, autore e psichiatra, e pubblicato da NeP nel 2024. Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea inviata in omaggio.
Trama di L’immagine della donna nei dipinti di Gustav Klimt
In “L’immagine della donna nei dipinti di Gustav Klimt” troviamo ben definito il profilo storico e filosofico di una prevalenza di selezione sensuali offerte da ritratti femminili dipinti da Klimt. Sono opere esposte in tutto il mondo privato e pubblico. Feconda la memoria ricostruendo le storie di tele andate perdute, dimenticate o trafugate da insoliti destini.
Nulla da eccepire al professor Raja. Egli marita la cultura alla curiosità, coinvolge e stravolge il lettore con un trattato che va oltre il mero carnet da sala d’arte.
Gustav Klimt indiscusso fondatore della scuola di pittura Secessione Viennese, eclettico artista istituì uno studio di pittura, specializzato nell’esecuzione di murales. I suoi primi lavori presentavano le forme dello stile classico, in un secondo tempo, quando Klimt maturando la propria formazione, grazie alla fondazione della Scuola di Vienna. In essa lui e altri artisti riuscirono a ribellarsi all’arte accademica, cimentandosi con eccellenti risultati nello sile decorativo sull’onda dell’Art Nouveau. Klimt era ammaliato dell’arte innovativa, giovane e libera, ma soprattutto vera e reale. Klimt definiva l’arte una linea avvolgente i pensieri della mente e dell’anima.
Michele Raja con questo trattato descrive degnamente la visione onirica e subconscia nonché inconscia di Gustav Klimt, linea di pensiero che lo portava alla selezione dei soggetti preferiti alla sua tela.
A quelle forze o a quelle motivazioni che lo smuovevano dentro, che lo spingevano a dipingere lo stesso soggetto più e più volte, con gli stessi colori, le stesse forme e le stesse figure. Un artista interessato anzitutto alla psicologia dietro la sua stessa forma d’arte, e che poi influiva sui processi mentali dello spettatore.
Recensione
Troviamo interessante l’approccio di Michele Raja, nel condurci al pensiero, alla mente di Klimt quale autore ma anche in contrapposizione nella visione immaginaria di chi osserva quelle figure, quali motivazioni spingono Klimt a ripetere la medesima raffigurazione e cromaticità. Oltre un secolo ha ispirato questa sorta di New Age di artisti docenti della mente. L’autore presenta rivelazioni riguardo ad aspetti psicologici e neurologici su come vediamo e percepiamo l’arte, come pensiamo e sentiamo o come artisti come Klimt creino opere d’arte.
Non di meno troviamo interessanti spunti sulla lettura particolareggiata per l’amore sacro e profano che Klimt aveva per la sessualità femminile. Questo testo ci spiega il rapporto che Gustav Klimt, pittore dell’inconscio. Aveva con consapevolezza la visione della sessualità femminile a tal punto di esprimere nelle sue opere l’arricchendo della nostra conoscenza stessa.
Parlando di Klimt, non si può non ribadire il suo apprezzamento al fatto che le donne avessero una vita sessuale indipendente da quella degli uomini. Mente aperta in un contesto culturale non consono, egli riuscì a capire che la sessualità non è un puro impulso che esiste da sé, scisso dalla fusione aggressiva.
Klimt, acuto osservatore e amante delle scienze biologiche, si interessava alle teorie di Darwin. Seguiva in prima persona lezioni di esimi dotti universitari. Da qui apprese con l’uso del microscopio la forma di alcune cellule tra cui gli ovuli femminili, e gli spermatozoi, rappresentati entrambi in triangoli e ovali nelle sue pitture. Rappresentati palesemente nel suo famoso dipinto” il bacio”, altrettanto esplicito è il quadro “Danae”, ove Zeus riversa una pioggia di monete d’oro e piccoli rettangoli, tutto ciò rappresenta la fecondazione da parte di Zeus ed ella è il mezzo di riproduzione che non disegna del piacere carnale.
Klimt definiva l’arte eros puro, egli esplorando il pensiero psicanalitico delle altre persone si rese conto che in codesto modo, si esplora se stessi.