“L’ultimo treno da Kiev” – Stefania Nardini


Voto: 4 stelle / 5

Stefania Nardini è l’autrice di questo libro, L’ultimo treno da Kiev, pubblicato a novembre 2023 da Les Flaneurs edizioni.
Si ringrazia la casa editrice e l’agenzia Anna Maria Riva per la copia cartacea in omaggio.

Trama di L’ultimo treno da Kiev

Siamo a Kiev, una città tormentata, immersa nelle sue contraddizioni dopo la caduta del Muro di Berlino. La popolazione si rifugia nelle cicatrici del passato poiché il futuro offre soltanto incertezze.

La libertà. L’avevo immaginata come un vento di primavera. Invece era inafferrabile. L’Ucraina esisteva davvero? O piuttosto non era un’invenzione, la necropoli del passato devastato dagli orrori di una dittatura.
Io sono nata nella dittatura. Quando il Muro crollò provai a immaginare un nuovo mondo. Ma la realtà era una vita sull’orlo del precipizio. Così decisi. Un viaggio lungo, ma indispensabile.

E’ Irina, la protagonista, a raccontare in prima persona.
Una laurea in letteratura ucraina inutilizzabile, e allora lei, cresciuta con il culto del lavoro, per salvare la sua dignità, non può fare altro che lasciare il suo paese. Per partire bisogna avere mille dollari che Irina, indebitandosi, riesce a procurarsi.
Arrivata in Italia, alla protagonista le cose vanno molto meglio rispetto ad altre connazionali, compagne di viaggio. E’ Rosa ad aver bisogno di lei, come domestica in Toscana; l’aiuta non solo nella regolarizzazione del suo permesso, ma anche nel farle prendere coscienza dei suoi diritti, nel farle sentire il calore di una famiglia
Eppure, come se l’Occidente dovesse risarcirla di quanto patito, ad Irina tutto questo non basta…

Recensione

Seguiamo Irina nella sua odissea e nella sua evoluzione.
Viviamo i suoi dubbi, sentiamo il cappio stretto che la lega al passato, avvertiamo la sua autodeterminazione, il pensiero fisso di fare soldi per permettere alla figlia di frequentare l’Università. All’inizio è una donna senza un’appartenenza ad uno Stato che non riconosce più, dentro il nuovo capitalismo russo dove la libertà sembra sottomessa alla vodka a buon mercato. Però, pur circondata da un affetto inaspettato, si ritrova senza un’appartenenza anche in quest’Italia che sembrava così allettante.
Asciutto, senza fronzoli, il linguaggio di questo libro è scorrevole, quasi scarnificato, con frasi brevi com’è nello stile dell’autrice. Soprattutto nella prima parte, nei momenti che precedono un cambiamento, in un tempo ancora sospeso, nella trepidazione di fronte all’imprevedibile, il lettore è trascinato dalla narrazione.

Non è solo il diario ricostruito della protagonista – Irina Kosenko, classe 1958 che torna a Kiev nel 2018 – ma un romanzo dove la Storia degli ultimi decenni non entra in modo marginale, ma offre una delle chiavi di lettura alle tragedie attuali.

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