“Metodi per sopravvivere” – Guðrún Eva Mínervudóttir


Voto: 4 stelle / 5

“Metodi per sopravvivere” è un breve romanzo di Guðrún Eva Mínervudóttir pubblicato da Iperborea a gennaio 2023. Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggio. 

Mi viene da definirlo un romanzo pieno di luce, nonostante la cupezza delle vite raccontate. 

Mínervudóttir dà voce a quattro personaggi infelici, che, in un gioco di destini incrociati, si conoscono e volontariamente – o meno – si aiutano. La pesantezza della vita non dipende dal numero di anni trascorsi su questa terra: può manifestarsi da piccoli come da adulti. 

Trama di Metodi per sopravvivere

Questa è la storia dell’undicenne Aron Snær che ha già vissuto troppo: la depressione della madre, l’abbandono del padre. C’è Hanna, adolescente con disturbi alimentari, strappata da Reykjavik dai disastri sentimentali della madre. Poi c’è Árni, cinquantenne invalido che vive un amore impossibile, sostenuto dal suo simpaticissimo e vivace cane Alfons. Infine Borghildur, a cui una morte improvvisa ha tolto l’amato marito, e si sente sopraffatta da un lutto assurdo e insuperabile.

Vivono in un paesino dove tutti si conoscono e, quindi, le loro vite non possono che incrociarsi. Ognuna col suo carico di sofferenza che nessuno, tuttavia, riversa sull’altro. Al contrario, sembra che i problemi dell’altro possano solo portare guarigione. E forse è proprio questo il segreto per superare certe difficoltà: essere empatici, prendersi cura anche di chi si conosce poco, mica con chissà quali gesti. Solo con  piccole attenzioni: portare un cane a passeggiare, mangiare un panino e un gelato insieme. Quelle minuscole “cure” che possono fare la differenza in un’anima crepata. Per questo motivo parlo di un libro luminoso, dolce e delicato, che, pur essendo semplice, ha una potenza enorme.

Recensione

Resto spesso affascinata dalla scrittura degli autori islandesi, è capitato anche con questa scrittrice e poetessa, considerata una delle voci più interessanti della letteratura contemporanea.

Con una prosa delicata e dolce (qui c’è da ringraziare anche Silvia Cosimini, eh!, credo riesca sempre a rendere perfettamente la dolcezza poetica di certe scritture), il romanzo mostra anche uno spaccato della società islandese, dove è molto forte il senso di comunità, radicato nella loro storia. Penso alla struttura dei servizi sociali che affiancano a ragazzini problematici – o in difficoltà- dei coetanei per aiutarli ad aprirsi come non farebbero con un adulto. Penso all’abitudine di non chiudere le porte d’ingresso a chiave. Penso ad un’oasi di pace e sicurezza- anche se l’autrice rompe gli schemi inserendo un fatto di cronaca lugubre (ma anche questo ha il suo significato “curativo”).

Se devo fare un appunto potrei dire solo che è breve. Mi sono affezionata rapidamente a Aron Snær, Hanna, Árni e Birghildur. E ovviamente anche all’allegro Alfons. Mi è dispiaciuto salutarli così presto…

Chiara Carnio

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