Il setting scelto da William Shakespeare per la tragicommedia “Molto rumore per nulla” è Messina, perché è lì che la storia originale viene ambientata. Il nucleo della trama è tratto da una novella di Matteo Bandello del 1554, che Shakespeare ha letto nella traduzione francese di Belleforest e ha messo in scena nel 1598.
La trama di Molto rumore per nulla
La storia inizia presentandoci due coppie agli antipodi: Ero e Claudio, promessi sposi, e Beatrice e Benedetto, promessi nemici. Si innescano alcune dinamiche che portano al capovolgimento della situazione. Per una vendetta contro la famiglia del principe, a Claudio viene fatto credere che Ero sia infedele, in modo da fargliela ripudiare. Per una specie di scommessa, a Beatrice e Benedetto viene fatto credere che l’uno sia segretamente innamorato dell’altra, in modo da attivare un’attrazione reciproca. Riuscirà l’amore a trionfare?
Recensione e analisi.
William Shakespeare si conferma bravo negli intrecci elaborati e nelle tipizzazioni dei personaggi. Qui vengono fusi due generi: la storia di Ero e Claudio è un tipo convenzionale nella tragicommedia, quella di Beatrice e Benedetto lo è della commedia umoristica. Il tessuto drammatico è dato dalla misintepretation, cioè l’interpretazione sbagliata, l’equivoco, a volte manipolato per errore e a volte per divertimento. In questo modo, Shakespeare propone l’esplorazione della natura umana e delle limitazioni dell’amore, proponendoci una gamma di umanità che va dal cattivo all’innocente, dal nobile d’animo all’arguta.
“Morta al momento stesso in cui veniva accusata, così si dovrà sempre dire – lei sarà pianta, compatita, scusata da chiunque lo sappia: perché così succede: non si apprezza il valore di quello che abbiamo mentre ne godiamo, ma appena lo perdiamo e ci manca lo sopravvalutiamo e gli troviamo il pregio che il possesso rendeva invisibile, fino a che era nostro.”
Interessante e moderna la figura di Beatrice, presentata come lingua lunga e inarrestabile nei suoi giudizi. Di lei sappiamo che è bella ma che non usa la sua bellezza, anzi è non sentimentale, intelligente e spiritosa, cinica a tratti. Disprezza i matrimoni di convenienza. Parla degli uomini in termini di parità ed è orgogliosa, esattamente come Benedetto, infatti a entrambi sono assegnate battute in prosa (contrariamente alla coppia Ero-Claudio, che si esprime in versi).
Eppure è proprio per questo che i due personaggi si incontrano: si lasciano domare dal pensiero dell’amore e poi dall’amore stesso. La parola che caratterizza Beatrice è wit, uno spirito brillante e arguzie concettistiche, certo a tratti artificioso, che spicca nel secolo elisabettiano delle regole.
Bibliografia: “Shakespeare – Tutto il teatro. Vol 1”. Grandi tascabili Economici Newton 1997, traduzione di Maura Del Serra”; Marina Spiazzi e Marina Tavella, “Only connect… – A History and Antology of English Literature”, seconda edizione, Zanichelli 2000.
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