“Non si uccide per amore” – Rosa Teruzzi


Voto: 3.5 stelle / 5

Vi proponiamo un cozy crime delizioso a firma Rosa Teruzzi, non a caso la detective letteraria preferita dalla protagonista è Precious Ramotswe, una regina di questo sottogenere poliziesco. Parliamo di “Non si uccide per amore” (Marsilio editore, Collana Universale Economica Feltrinelli 2020, 160 p.) pubblicato per la prima volta da Sonzogno nel 2018. È il terzo episodio della serie I delitti del casello dopo “La sposa scomparsa” e “La fioraia del Giambellino”.

Di Rosa Teruzzi abbiamo recensito anche “Ombre sul naviglio” e “La memoria del lago“.

L’autrice

Esperta di cronaca nera, caporedattore della trasmissione televisiva Quarto Grado, l’autrice vive tra Milano e Colico sul lago di Como, dove ha ristrutturato un casello ferroviario ricco di piante e una collezione di romanzi gialli. Ricorda da vicino quello dove è ambientata la serie che esiste davvero nel capoluogo meneghino.

Infatti l’ex casello ferroviario, abitato nella finzione narrativa da tre generazioni di donne, si trova a Milano in via San Cristoforo, all’angolo con via Pesto sul Naviglio Grande. Lo potete vedere qui.

Qui convivono Iole, una settantenne stravagante e nostalgica figlia dei fiori che la vita se la mangia. Sua figlia Libera, la protagonista, un’apprezzata creatrice di bouquet da sposa, delicati e di carattere quanto lei. La nipote Vittoria, poliziotta integerrima, assorbita dalla relazione con un tipo che non piace a mammà.

Trama di Non si uccide per amore

Come nei romanzi precedenti, tutto ha inizio in un’estate fredda e tempestosa. Nell’agosto milanese più piovoso di sempre, quello del 2014, l’incubo di un cold case continua a perseguitare le notti di Libera. L’assassinio di un agente della Squadra Narcotici freddato in auto mentre si trovava in un parcheggio sotterraneo è rimasto impunito. A distanza di vent’anni la donna è sempre più convinta che gli inquirenti abbiano archiviato il caso troppo in fretta. E la consapevolezza di non essersi battuta davvero per ottenere Verità e Giustizia la segue come un’ombra. Perché l’agente Saverio Deidda era suo marito.

“Per anni, Libera si era illusa che si sarebbe sentita più leggera quando la verità fosse venuta a galla, ma le accadde il contrario

Contrariamente alle aspettative, il ritrovamento di una traccia promettente tra i suoi effetti personali non porta alla riapertura del caso. Qualcuno ha interesse a insabbiarlo? Pertanto Libera si improvvisa detective con una squadra di tutto rispetto, capitanata dal cronista di un giornale scalcinato che però sa il fatto suo, una giornalista enigmatica e Iole, a dare brio con spirito di iniziativa e pungente ironia. Il quartetto si mette sulle tracce di Vito Tosco, uno sciupafemmine, alle spalle una discreta carriera nella ‘ndrangheta e alcuni anni di detenzione. La sua ex moglie potrebbe essere l’anello di congiunzione con la vittima. Dopo un’indagine condotta tra Milano, Monfalcone e la Calabria, affiora una verità che ha la banalità del Male:

Recensione

Rosa Teruzzi costruisce un buon giallo all’insegna della leggerezza con personaggi incisivi e divertenti. La lettura procede morbida, senza strappi con una fluidità tutt’altro che facile da realizzare. Pulita e curata la scrittura. Numerosi personaggi animano la vicenda, alcuni riferimenti letterari la arricchiscono perché Libera ha sempre tra le mani il romanzo adatto al suo stato d’animo e ce ne parla un po’. Sarà un gioco da ragazzi affezionarsi al terzetto Iole, Libera, Vittoria e alla loro positività venata di malinconia. Felice il colpo di coda finale, una bella trovata per arginare il romance. Noi lo consigliamo.

Isabella Fantin

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