“Il rumore dei tuoi passi” – Valentina D’Urbano


Voto: 3 stelle / 5

Il rumore dei tuoi passi è il primo libro scritto da Valentina D’Urbano. E’ stato pubblicato da Longanesi nel 2012.

Della stessa autrice abbiamo recensito anche “Tre gocce d’acqua“.

Trama de Il rumore dei tuoi passi

Beatrice e Alfredo sono due ragazzi che vivono in una città del sud Italia, negli anni 70 – 80. Sono chiamati “i gemelli”, anche se ciò che li unisce non è un vincolo di sangue, ma un’amicizia che travalica la normalità, nella quale protezione e possesso sono senza proporzioni. Forse si può chiamare anche amore, ma si tratta di un sentimento intriso di ribellione che non indugia alla tenerezza. Non potrebbe essere altrimenti, visto l’ambiente: la Fortezza, quasi una prigione, una riserva in cui regnano malessere e degrado, dove la tossicodipendenza è all’ordine del giorno. Qui non entra chi vive al di fuori. E chi ci abita difficilmente ne esce: o muore lì o finisce in carcere. Neanche Alfredo, nonostante la sorveglianza assidua e le attenzioni furiose di Beatrice, riesce a cambiare un destino che sembra già segnato.

“L’acciottolio delle stoviglie. Le televisioni a volume altissimo. Il buio soffocante di certi spazi angusti. I motorini che sbandano lungo le vie scalcinate, il rumore di zoccoli di legno sulle scale, nell’ora più calda. I rantoli soffocati, vetri che si infrangono, spari in lontananza. Motori che ringhiano per andare a schiantarsi contro un guardrail dove poi qualcuno porterà bandiere, lacrime e fiori. La luce azzurrina delle terrazze dove non batte mai il sole, quella artificiale, giallastra, spesso spenta dei pianerottoli. Il tramonto riflesso sulle schegge di bottiglie rotte sull’asfalto”.

Recensione

Dentro la Fortezza non esiste un motivo per vivere e sperare; ogni giorno è uguale all’altro con la consapevolezza che niente potrebbe cambiare. Il rapporto tra i due ragazzi è crudo, ma nell’amore confuso ed irrazionale che si riversano l’un l’altro c’è una sorta di vitalità. Tra i due è Beatrice la più forte, quella che non soccombe, che alla fine porterà in sé, quasi inconsapevolmente, la speranza, quando sembra che tutto sia già perduto. Alfredo invece sembra sopportare la situazione di casa sua, nasconde a se stesso e agli altri il padre ubriacone, non si rivolta contro di lui, lo perdona, lo difende, pervaso dalla rassegnazione. Ma, sotto sotto, questo dolore è insostenibile; neppure la vicinanza costante di Beatrice può salvare il ragazzo. Procurarsi la droga sarà il pensiero dominante.

“La sua schiena era un reticolo fitto di strisce di sangue coagulato sotto la pelle bianca. Spiccavano come stigmate. Erano i lasciti chiari e inequivocabili delle cinghiate che prendeva”.

L’aver toccato tematiche molto serie come la violenza, la tossicodipendenza, la morte lascia delle sensazioni che non scompaiono con l’ultima pagina. E’ affidato a Beatrice il narrare in prima persona, quasi comportasse un dovere di testimonianza, di condivisione di una realtà così difficile. Visto che è il primo libro di Valentina D’Urbano, viene voglia di leggerne i successivi, di scoprire l’evoluzione nello stile della scrittrice.

Commenti