Ossi di seppia è la prima importante raccolta di poesie di un Eugenio Montale (Premio Nobel per la Letteratura 1975) ancora molto giovane, che trae ispirazione dal mare della sua Liguria, dalle Cinque Terre e da quello che ha preso il nome di Golfo dei Poeti, per riflettere sulle tematiche più profonde dell´esistenza.
Le poesie in Ossi di seppia e la poetica di Montale
È come se la parola mare facesse rima con male, quel male di vivere che spesso appare nella poetica montaliana e che dà il titolo anche ad una delle liriche della raccolta e ritorna in “Falsetto”, dove di fronte alla giovinezza di Esterina, il poeta con occhio disincantato, paventa una grigio rosea nube, l’incertezza del futuro.
Alcuni critici hanno visto in “ Ossi di seppia” una contrapposizione a D`Annunzio e al suo “Alcyone” e in Arsenio una figura antitetica al superuomo, un uomo disilluso che guarda in maniera obiettiva la realtà.
È nella lirica “I limoni” il riassunto della poetica montaliana: i limoni pianta semplice, poco celebrata, sono il simbolo dei poeti “non laureati” , di coloro che si esprimono con un linguaggio non ampolloso e che posano il loro sguardo sugli aspetti semplici della natura e della vita.
Nella sezione “Mediterraneo” emerge un ritratto del mare Ligure e dei luoghi cari a Montale, che servono al poeta a ricostruire la sua infanzia e i suoi ricordi. Ma forse la poesia più rappresentativa dell`intera raccolta, se è lecito individuarne una, è “Meriggiare”, un quadro in quartine tra rime baciate e alternate che descrive un pomeriggio in estate, usando allitterazioni, onomatopee che danno suono a tutto il componimento. L’uso del modo infinito all’inizio di ogni strofa è quasi il ribadire una situazione senza tempo che si chiude ribadendo ancora una volta il male di vivere con l`immagine della vita come “muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia” .