In questo libro i giganti del pensiero sono tre.
Ovviamente c’è Niccolò Machiavelli, il primo vero scienziato politico, il primo che vede la disfatta specificata nel sottotitolo di questo volume, e ne indica, non si sa con quanta speranza, i sistemi per porvi rimedio. La disfatta altro non è che l’aborto dell’Italia come nazione.
Il Principe, la sua opera più nota, descrive mirabilmente non solo la situazione italiana dell’epoca (con le truppe francesi e spagnole ad invadere un’Italia divisa e priva di un esercito indigeno), ma anche i sistemi per porvi rimedio.
Machiavellico, spesso, viene associato ad un qualcosa di moralmente non limpido (“Il fine giustifica i mezzi”), ma il pensatore toscano era molto più di questo: era il primo vero “patriota” che voleva un’Italia unita, che ne identificava le cause di divisione (papato in primis) e ne suggeriva i mezzi per rimuoverle. Un gigante, appunto, rimasto inascoltato.
Il secondo è Guicciardini: il confronto, umano e di pensiero, con Machiavelli è necessario per capire ancora di più l’Italia dell’epoca, ed i motivi per cui non fu “una” se non con tre secoli di ritardo. Periodo terribile, quello, per la nostra nazione, cominciato con la discesa di Carlo VIII nel 1494 e terminato tragicamente con il sacco di Roma dei “Lanzi” nel 1527.
Nel mezzo, quasi ignorato da Machiavelli, sta Lutero e la sua riforma. Ammirato e detestato allo stesso tempo da Guicciardini che ne invidiava la forza ideale ma ne contrastava la “barbarie”, il monaco mostrò tutti i limiti di una religione fatta solo di riti e non di spiritualità che ha tenuto l’Italia sotto scacco. Senza la forza di unificare la penisola, ma con il potere di impedirne l’opera da parte di altri.
Ma il terzo gigante è l’autore: ad 85 anni suonati, Asor Rosa si dimostra ancora un lucido pensatore ed un divulgatore eccezionale. Un intellettuale a tutto tondo che riesce, in un solo volume, ad abbracciare a volo d’uccello tutte le difficoltà d’Italia da Dante ai nostri giorni, rallentando il ritmo su quei trent’anni (fulcro dell’opera e della vita di Machiavelli), ed accelerandolo laddove il confronto tra il XVI secolo e gli altri periodi è possibile (Risorgimento, Resistenza).
Non stupisce che Machiavelli e Guicciardini siano stati messi all’Indice della chiesa per tanto tempo, stupisce invece che solo Gramsci, tra gli intellettuali del XX secolo, ne abbia provato a dare una lettura attualizzata.
Grazie Asor Rosa per questo libro, e grazie anche per la “detestata” storia della letteratura liceale, che solo adesso mi accorgo di quanto mi sia stata preziosa.
Cesare Gigli