La scrittura secondo Henry Miller

Per parlare di Henry Miller bisogna partire proprio da una sua affermazione: «Quel poco che ho imparato circa lo scrivere consiste in questo: non è quel che la gente crede che sia.»
Potrebbe anche avere ragione, perché la scrittura si fonda spesso sulle apparenze. In effetti, a leggere Tropico del cancro, il suo primo libro, si rimane disorientati.
Appare un po’ sgangherato: l’autore si muove malcerto sulle gambe. Il suo stile ha la sciatta trasandatezza di chi, senza porsi problemi di coerenza, accatasta disordinatamente i ricordi delle esperienze vissute in un paese straniero.
Henry Miller vi racconta le esperienze vissute in seguito al proprio trasferimento in Francia, dove sostiene di sentirsi a casa sua (mentre non perde occasione per dichiarare in più occasioni quanto l’America sia disumana e spersonalizzante).
Analisi di “Primavera nera”
Con Primavera nera, posteriore di un anno, le cose cambiano e si vede. La maggiore padronanza del mezzo è evidente.
Miller vive sempre oltralpe. Ma le frasi sono più accurate. Deliranti, se vogliamo, sature come sono d’immagini visionarie che investono il lettore senza permettergli quasi di respirare. Ma non vi è traccia alcuna di trascuratezza.
L’io narrante è superfluo: costituisce una forma di comodo per infliggere al lettore le proprie allucinazioni verbali.
L’andamento descrittivo – non narrativo, perché qui si descrive e si racconta ben poco – procede con una cadenza caotica che pur tuttavia rivela una sua logica interna, pienamente chiara all’autore stesso.
La sua attenzione, però, non riesce – o forse non vuole – focalizzarsi su nulla. Viene continuamente deviata dal proprio oggetto, disperdendosi schizofrenicamente in mille direzioni. Ma in questo magma lui si ritrova perfettamente.
La comprensione, tutto sommato, è un fatto relativo. Miller lo sa. Tanto è vero che afferma: «Se divenissi incomprensibile sarei capito immediatamente».
Con questo ossimoro siamo tornati al punto di partenza. Tutto è apparenza. Niente è come pensiamo che sia. Soprattutto la scrittura.
Henry Miller, Primavera nera, Milano, Feltrinelli, 1987