Capita che la scuola nuoccia – e gravemente – alla salute letteraria di uno scrittore. Se lo faccia apposta oppure no, è un altro discorso. Possiamo di sfuggita rilevare quanto siano ingenti i danni prodotti dalla buona fede, la quale come giustificazione adduce sempre e soltanto se stessa.
Esemplifichiamo. Manzoni. Ci hanno messo in testa che I promessi sposi sia l’unica cosa decente che abbia mai scritto. Non entriamo nel merito. Può essere vero, come può pure non esserlo. Fatto sta che non esiste – almeno credo − un’edizione non commentata di questo romanzo. Il punto, però, è un altro: è passata l’idea che il resto delle sue prose sia roba da poco, o, se preferite, che non meriti grande attenzione. Non ci fanno nemmeno venire voglia di leggerla, insomma.
A Edmondo De Amicis è andata peggio. Lui è famoso per un libro e uno soltanto: il famigerato Cuore. Intendiamoci: è gradevole e fila via liscio. Peccato che gli insegnanti lo abbiano svuotato di ogni significato, permettendo che l’Edmondo venisse etichettato come “scrittore per ragazzi”. Una qualifica che in questo paese per un autore significa la morte civile. Da noi i ragazzi non godono di molta stima. Quello che leggono, altrettanto. In passato, hanno appioppato loro – semplificandone barbaramente la complessità – romanzoni come Moby Dick e I viaggi di Gulliver, concepiti per ben altri destinatari. Morale: se volete liquidare – o sminuire, che più o meno è lo stesso − un letterato, spargete la voce che scrive per la gioventù, ed è fatta.
Ciò che non si conosce di Edmondo De Amicis
De Amicis, però, non è solo “quello di Cuore”. E meno male. Sarebbe troppo comodo se le cose stessero così. Ha scritto pure dell’altro. D’accordo, non sarà uno da Premio Nobel, ma si è dato da fare, e nel suo campo è piuttosto bravo. Ha uno stile discreto, è un acuto osservatore, e analizza con cura la psicologia dei personaggi.
Qualcosa di suo si trova, in giro. Però bisogna frugare soprattutto nei mercatini dell’usato, da cui emergono vecchi volumi pubblicati da vecchi editori (alcuni dei quali probabilmente sono scomparsi da tempo). Si tratta per lo più di bozzetti e novelle: Amore e ginnastica, Cinematografo cerebrale, La vita militare, Pagine sparse, La lettera anonima… eccetera, eccetera.
Un dramma nella scuola: un racconto lungo ambientato in una scuola femminile
Io mi sento di caldeggiare Un dramma nella scuola. È un “racconto lungo”, come si dice in gergo. Ambientato, appunto, in una scuola, ma molto diverso da Cuore. Guido Bezzola, nell’introduzione, è piuttosto esplicito: «postosi di nuovo di fronte all’ambiente scolastico reso famoso da Cuore, lo esaminò con molto maggiore severità, quasi con crudeltà, lasciando poche speranze a chi legge circa la possibilità di una vera bontà attiva innata nel genere umano. Qui la narrazione è ambientata in una scuola femminile e le sottili cattiverie, le vere e proprie perfidie, le crudeltà vengon fuori tutte, viste dagli occhi di un personaggio questo sì buono e giusto, la giovane maestra Faustina Galli la quale tuttavia, ben conscia del male, poco può fare per combatterlo.»
Spero d’avervi incuriosito. Cercate questo libercolo (conta poco meno di cento pagine). Trovatelo. Compratelo. E leggetelo.
È l’unico modo per scoprire in De Amicis qualcosa di più rispetto a quello che hanno voluto farci leggere e credere.
Edmondo De Amicis, Un dramma nella scuola, Sugarco Edizioni, Carnago, 1994