“Spettri Diavoli Cristi Noi” – Riccardo Ielmini


Voto: 5 stelle / 5

A conquistare il Premio nazionale di narrativa Neo Edizioni 2024, anno zero, è stato Riccardo Ielmini con il romanzo “Spettri Diavoli Cristi Noi”. E’ in libreria dal 12 febbraio 2025 (Neo Edizioni, 180 p.). L’autore vive a Laveno-Mombello in provincia di Varese ed è Dirigente Scolastico.

Ha all’attivo un libro di versi, una raccolta di racconti con cui si è aggiudicato il Premio Chiara Inediti 2011, alcuni suoi racconti sono usciti su riviste e nell’antologia “Splendere ai margini”. Dopo “Storia della mia circoncisione” (Unicopli, 2019) questo è il suo secondo romanzo.

Con un linguaggio originale che non assomiglia a nessuno, “Spettri Diavoli Cristi Noi” propone una storia corale sulla paura e la fatica di crescere, sull’amicizia esposta agli strappi della vita. E soprattutto sull’adolescenza che ha il respiro di un’età metafisica in quanto costellata dai grandi interrogativi esistenziali sul Bene, il Male, la religione, l’amore, la morte.

Trama di Spettri Diavoli Cristi Noi

Spazio archetipico di miti e fiabe, la foresta è da sempre simbolo dell’ avventura perché rappresenta l’ignoto, l’inesplorato, il luogo dello smarrimento spirituale o psicologico oppure della prova per i cavalieri del romanzo cortese. Ma al contempo la foresta è un mondo concreto dove fantasia ed esperienza si saldano per dare vita a un microcosmo dove tutto sembra possibile. Come la boscaglia dove è ambientata la vicenda che da sfondo assurge a personaggio vero e proprio. Una combriccola di 14enni si diverte a scorrazzare in bicicletta nella boscaglia lombarda non lontana dalla Svizzera trasfigurata nel Paese della Cuccagna dalla loro ingenuità. Anche il complesso di villette a schiera dove vivono, detto “Villaggio Residenziale Paradiso”, sembra una promessa di felicità e privilegio. Un hortus conclusus impermeabile al Male. Eppure è subito palpabile la sensazione di una minaccia incombente e il passo narrativo assume cadenze sempre più dure che sanno di morte.

Questi ragazzini vengono presentati come dei cavalieri quando “Nel medioevo della loro gioventù” si danno il nickname di Confraternita e ribattezzano l’area “La Contea”. Animati da una vocazione romantica ed eroica da “novelli Argonauti” organizzano perlustrazioni a caccia di spettri e fuochi fatui, quelle fiammelle spontanee sul terreno di cimiteri, paludi, stagni che il folklore interpreta come manifestazione degli spiriti dei defunti.

Più prosaicamente avvistano un gruppo di tossici che bazzica la zona. Si imbattono in spacciatori, contrabbandieri, satanisti, diseredati e in una schiera di figure felliniane sbucate dal nulla, imponenti, malinconiche, enigmatiche e drammaticamente sole. Un esempio è il calciatore XST, un vero fenomeno sul campo, che magicamente porta pace e armonia in tutte le famiglie dove si presenta per condividere un pasto caldo. Qual è il suo segreto? Non ha una vita privata fuori dal pallone? Perché si esprime laconico e ambiguo come un oracolo? 

Talvolta trovano riviste per adulti che accendono pensieri peccaminosi e vergogna nella loro mente satura di un’educazione cattolica che Ielmini declina in chiave psicologica, parodistica, provocatoria. Perché in questo coraggioso romanzo angeli e demoni, luce e buio incrociano sempre le loro traiettorie.

Eravamo corpo-anima dentro corazze di educazione che non ci contenevano più, ecco cosa stava succedendo. Le giunture dell’armatura non reggevano all’urto del mondo di fuori, che premeva sui confini della Contea, né alla spinta di noi, da dentro. Vergogna, vergogna, dicevano le vecchie, principio della sapienza è la vergogna. Noi ci avevamo creduto come polli (…) E un giorno imparammo cosa vuol dire se il Diavolo o Dio ti fanno crepare, di vergogna

Infatti il passare degli anni determina “L’inesorabile discesa nel baratro dell’età adulta”. Ciascuno imbocca sentieri diversi dove l’equipaggiamento della fede non basta per affrontare le incognite della vita segnata dalla perdita dell’innocenza e dall’incontro con il Male.

Recensione

Nella motivazione della giuria si legge:

Alla forza trainante di una narrazione libera da indottrinamenti Riccardo Ielmini unisce la potenza di una voce autoriale unica. All’apparenza il suo è un romanzo di formazione delimitato geograficamente ma, grazie al talento letterario dell’autore e alla sua capacità evocativa, la storia di un gruppo di ragazzi lombardi diventa la storia di tutti. Da locale a universale come solo i grandi scrittori sanno fare

Il romanzo ci sorprende con una vicenda stravagante lontana dalla produzione mainstream, ibridando generi diversi. L’impalcatura riecheggia il romanzo di formazione, che però viene scardinato dall’assenza dell’impronta pedagogica che lo caratterizza. Ci sono contaminazioni mystery, horror, visionarie, perturbanti da favola nera, accompagnate da spunti sociali che marcano un arco temporale compreso tra gli anni Ottanta e i giorni nostri. E c’è lo zampino di Roberto Bolaño. Lo dimostra la presenza di Von Arcimboldi e Frau Ingeborg Bauer, personaggi presi in prestito da “2666” l’ultimo romanzo dello scrittore cileno.

Il punto di forza di “Spettri Diavoli Cristi Noi” di Riccardo Ielmini è la scrittura che non gioca a nascondino con la trama, anzi si fa trama, la costruisce, la modella, la piega con un uso spregiudicato della parola, delle metafore, dei segni interpuntivi e uno spirito di fondo recalcitrante ad ogni doppiezza o falsità. La narrazione a prevalenza paratattica, marezzata da termini settoriali, non spiega i fatti ma li racconta. Il lettore è invitato a lasciarsi trasportare dalla forza di una prosa che alterna sfacciataggine e reticenza, fantasia e realtà, cinismo e poesia.

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