“Splendi come vita” – Maria Grazia Calandrone


Voto: 4 stelle / 5

“Splendi come vita” è un libro della dozzina in concorso al premio Strega, scritto da Maria Grazia Calandrone e pubblicato da “Ponte alle Grazie” all’inizio del 2021.

Trama di Splendi come vita

E’ la storia autobiografica di Maria Grazia Calandrone, poetessa, giornalista, insegnante e molto altro ancora. In queste pagine racconta la sua esperienza di figlia nel rapporto con la madre adottiva. Ad anticiparci gli eventi è il frontespizio che, riportando l’articolo tratto dal giornale Paese sera (10 luglio 1965), ci trascina dentro i fatti: nella foto una bambina che è stata abbandonata piccolissima muove i primi passi sostenuta da una madre adottiva che la mostra orgogliosa.

Anzi da una Madre perché nel libro avrà il privilegio di essere citata sempre con l’iniziale maiuscola.

Il rapporto idilliaco esistente nei primi anni tra Madre e figlia, ad un certo punto subisce una crepa:

Sono caduta nel Disamore a quattro anni, quando Madre rivelò Io non sono la tua Mamma vera.
Quella di Madre fu una decisione anticipatoria, d’amore ansioso…

Se dopo l’annuncio dell’adozione, l’amore di figlia per la Madre non traballa, non si può sostenere il contrario: la donna, dalla personalità fragile e complessa, sembra voler allontanare da sé la bambina, arrivando a volte a disconoscerla, forse per anticipare una perdita che la sua mente immagina come ineluttabile.
Il tempo però può lenire ferite dolorose, specie se, dopo aver provato l’abbandono si diventa “incapaci di abbandonare”.

Recensione

“Splendi come vita” è un libro fuori dal comune. Intanto, già a colpo d’occhio, l’impostazione grafica che lascia spazi bianchi sembra voler invitare il lettore ad una pausa per riflettere sul senso di ciò che ha appena letto, mentre i caratteri grandi delle lettere suggeriscono il “peso” che l’autrice ha dato ad ogni parola.
Nella storia trapela la passione, ma anche la fatica di un raccontare che mette in subbuglio sensazioni intime, profonde, travagliate.
Ci troviamo di fronte ad una prosa che ruba alla poesia suggestioni ermetiche – che, confesso, non sempre son riuscita a sbrigliare – alterazioni di regole (lettere maiuscole e minuscole ad esempio o punteggiatura), sperimentazioni sintattiche, bruschi cambi di prospettiva. Perché anche in questo sta l’indipendenza interpretativa della poesia. Come scrive l’autrice:

“Allora scrivo poesie. Parole come leve, martelli, frecce puntate a qualcosa che vibra…Ho trovato la pietra filosofale, l’officina alchemica dove ogni dolore viene ridato al mondo come bellezza”.

Credo di non aver mai trovato definizione più bella di poesia.

Commenti