“Un uomo felice” (Iperborea 2021) è la recente pubblicazione in Italia di un romanzo scritto da Paasilinna nel 1976. Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea ricevuta in omaggio.
Leggere l’autore finlandese, per me, è sempre un’esperienza molto piacevole; Paasilinna aveva un modo tutto particolare di scrivere le sue storie, creava situazioni paradossali, talvolta al limite del surreale, sempre piene della sua finnica ironia pungente. Riusciva a raccontare anche i fatti più drammatici alleggerendoli con il suo umorismo, lasciando però un retrogusto di malinconia.
Trama di Un uomo felice
Questa è la storia dell’incapacità di accettare chi ha una visione diversa della vita e del mondo, e di una vendetta lenta, sottile ma molto efficace.
Kuusmäki è un paese che necessita di un nuovo ponte, il vecchio ponte Eccidio, sull’omonimo fiume, ormai è pericolante. Dall’Ente statale viene inviato un ingegnere, Jaatinen, che del professionista non ha l’immagine. Niente giacca, ma camicia di flanella a quadri, niente scarpe con le stringhe, ma stivaloni di gomma. Niente solo teoria, ma molta pratica. Un uomo che fraternizza con gli operai, ne conquista la fiducia e li paga a cottimo per assicurare loro qualche introito in più dopo lunghi mesi di disoccupazione. Comportamenti inaccettabili per la società chiusa e classista di Kuusmäki, no, spiacenti, quest’uomo va fermato! I notabili del paesello non ci pensano proprio a tollerare l’anticonformismo di Jaatinen, un uomo che odia il sopruso, l’ipocrisia e le gerarchie. Lo straniero deve andarsene. E viene cacciato, salvo ritornare sotto forma di imprenditore spregiudicato e coraggioso, mostrando ai kuusmäkesi di che pasta è fatto.
È una lotta senza quartiere tra Jaatinen e i suoi persecutori, tra sbornie e sparatorie, senza escludere la componente politica di base: l’eterna lotta tra Rossi e Bianchi che ha fatto del luogo, alla fine della Prima Guerra, il teatro di un eccidio, da cui i nomi del corso d’acqua e del relativo ponte.
Ma la rivincita rende davvero felice un uomo?
Recensione
Il ponte viene spesso considerato come metafora di “unione”, qui, invece, sembra più un elemento che non riesce proprio a mettere in comunicazione le due sponde. Per sfondare le mura del pregiudizio dei kuusmäkesi non bastano né bulldozer, né cariche esplosive. Ci vuole l’acume di un uomo di mondo contro la chiusura mentale della ruralità. Paasilinna mostra come un solo individuo, intelligente, intraprendente e determinato, possa sconfiggere la stupidità – data dal timore dell’estraneo – di gente arroccata nelle proprie convinzioni conservatrici.
Ovviamente, deve piacere lo stile di Paasilinna, che, come dicevo all’inizio, crea spesso situazioni paradossali ma divertentissime. Non mancano di far riflettere, però, sul disagio di chi viene apertamente osteggiato e di chi viene sconfitto.
La scena in cui il preside Rummukainen (poi, i nomi finlandesi, per me, sono meravigliosi), ubriaco dopo la festa di addio al liceo di Kuusmäki – c’è lo zampino di Jaatinen, che non crediate!- picchia con un fagiano di monte imbalsamato l’agente di polizia che lo vuole arrestare per ubriachezza… beh, è esilarante. Me la vedevo un po’ alla Aki Kaurismäki, ridevo da sola mentre leggevo e immaginavo le dinamiche pungentemente descritte dal genio di Arto.
Chiara Carnio