“Vita di Maria Stuarda” – Stefan Zweig


Voto: 5 stelle / 5

“Vita di Maria Stuarda” è una biografia di Stefan Zweig (1881-1942) pubblicata per la prima volta in tedesco nel 1935. Io l’ho letta nella traduzione di Lorenza Pampaloni per Bompiani, in commercio dal 2019 nella Collana Storia Paperback.
Molto tempo fa è stata Maria Antonietta, l’ultima regina dell’ancien régime, a presentarmi Stefan Zweig. In seguito grazie a lui ho conosciuto i sogni di Magellano, le disforie di Balzac, i tormenti di Tolstoj. Chi meglio dello scrittore austriaco poteva aiutarmi a penetrare Maria Stuarda, una delle figure femminili più amate da storici e drammaturghi?

Trama di Vita di Maria Stuarda

È una terra infelice la Scozia del Cinquecento. Cupa e nebbiosa come una ballata romantica, povera, rozza, isolata, priva di un ceto medio produttivo. Sopraffatta da rivalità claniche, dalla divisione tra cattolici e calvinisti infiltrata anche a corte. Tralascio le ambizioni dell’Inghilterra, un vicino di casa non meno pericoloso delle potenze europee. Questa è la terra che Maria Stuarda si accinge a governare quando, vedova di Francesco II re di Francia, nel 1561 è costretta a ritornare in Scozia. Reduce da nozze lampo fissate quando di anni ne aveva sei: una prassi comune tra le case regnanti.

Meno comune il fatto che – regina di Scozia a sei giorni di vita per la morte prematura del padre; regina consorte di Francia a diciassette; vedova due anni dopo -, diventi in ultima istanza oggetto di decisioni politiche senza precedenti. La destituzione a furor di popolo di una sovrana indegna. La condanna a morte di una regina per diritto divino. Tanto che Elisabetta I temporeggia vent’anni prima di sbarazzarsi di lei, legittima erede al trono d’Inghilterra secondo il mondo cattolico. La narrazione si fa ancor più interessante se pensiamo che giuridicamente la regina d’Inghilterra non ha alcuna sovranità su quella di Scozia.

L’autore concentra la sua indagine sul triennio1565 -1567, perché questa curva temporale condanna la protagonista alla fuga e all’ambiguo status di profugo – prigioniero. Vediamo perché.

Maria Stuarda si ostina a sposare una nullità e si abbandona a una passione adultera. Per quanto biografi partigiani abbiano cercato di alleggerire la sua posizione, un carteggio la inchioda alle sue responsabilità nell’attentato per eliminare Il consorte che viene fatto saltare in aria. Senza rispettare il lutto vedovile, affretta alla chetichella nuove nozze suscitando l’indignazione generale. Umiliata, invisa a corte e al popolo in rivolta, è costretta a riparare dalla cugina Elisabetta I dove, suo malgrado, diventa l’ago della bilancia nel confronto politico tra Riforma e Controriforma.

L’impressione è che non ne imbrocchi una. In Scozia abdica ai suoi doveri di regina. In Inghilterra, come ostaggio, entra in un gioco politico più grande di lei.

Recensione

Stefan Zweig, con lo scandaglio psicologico che costituisce il suo cavallo di battaglia, centra il dramma di un destino eccessivamente generoso.

La protagonista riceve in dono “tutta la possibile potenza terrena” senza merito, consapevolezza e troppo in fretta. Ciò la porta a sviluppare un temperamento insaziabile e indomabile, allergico alla mediazione, che le impedirà di accontentarsi di ruoli secondari. Viene in mente la rapacità di quei bambini viziati che non hanno il tempo di desiderare.

La sorte di Maria Stuarda non dipende solo dai capricci del caso e dai maneggi della politica, scienza della contraddizione. Lei stessa si impegnò non poco per compromettere il suo destino. In parallelo viene scolpito l’iter politico e psicologico di Elisabetta I, che invece consolidò il suo potere con un lungimirante lavoro di squadra. Le pagine che scavano tra i rovelli della Virgin Queen frustrata nella propria femminilità sono commoventi. Quanto quelle degli anni bui in cui Maria Stuarda si aggrappa ai complotti che la faranno affondare.

Stefan Zweig ricostruisce una biografia più appassionante di un thriller che inizia come una favola, si tinge di romanticismo, diventa un intrigo shakespeariano, volge in tragedia.

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