“Abbi cura di te” – Maristella Lippolis


Voto: 5 stelle / 5

La nuova produzione di Maristella Lippolis “Abbi cura di te” (Ianieri edizioni 2021) è una raccolta di racconti dallo stile aggraziato. Venti personagge si relazionano, si aiutano a vicenda e si ricordano di saper voler bene anche a sé stesse. Ringraziamo la casa editrice per la copia cartacea in omaggio.

Della stessa autrice abbiamo recensito anche “Non ci salveranno i melograni” (2018).

Trama di Abbi cura di te

In quattordici racconti (più il quindicesimo in rima, proposto in quarta di copertina) assistiamo a degli scorci nelle vite di alcune donne che sono di fronte a un momento decisivo della loro vita. C’è chi deve decidere del suo matrimonio, chi si trova ad assistere il padre malato, chi va a teatro per la prima volta e chi si nutre di ricordi per prepararsi a una decisione.

Nel complesso la narrazione ha un buon ritmo grazie all’uso di più voci narranti in prima, seconda e terza persona singolare.

I racconti sono brevi danze leggiadre che si soffermano su tematiche importanti come la cura dei rapporti (di coppia, di amicizia), la separazione dagli affetti e soprattutto l’amore verso la propria vita.

Recensione

La prima cosa che si apprezza in questi racconti di Maristella Lippolis è la leggerezza calviniana dello stile. È frutto del paziente lavoro di riscrittura di cui l’autrice stessa parla nella nota finale e porta con sé la grazia e la lieve malinconia di un giorno di settembre, quando ancora possiamo rallegrarci con i vestiti estivi ma già sentiamo la malinconia dell’autunno in arrivo.

“Era nostra madre, e che si prendesse cura di noi giorno dopo giorno ci sembrava normale; era così forse anche per lei, ma la felicità era qualcosa di diverso”

“Abbi cura di te” mi ha fatto pensare alla grazia di “Gente di Dublino” (1914), la raccolta di racconti di James Joyce che meglio esprime il concetto di epifania. Con “epifania” intendiamo quella presa di coscienza subitanea e improvvisa che ci coglie quando meno la cerchiamo e che ci induce a prendere una strada. Allo stesso modo, le donne narrate da Maristella Lippolis si trovano di fronte a un cambiamento, una mutazione (da qui il titolo della poesia scelta per la quarta di copertina). Ognuna a modo suo se ne prende carico.

“Perché le storie salvano, e tutti i dolori sono sopportabili se li si fa entrare in una storia”

Due strumenti di cura per sé e per gli altri sono la scrittura e la cucina. In particolare, il libro è ricco di profumi di erbe e spezie, vettori potentissimi di ricordi, tanto che ai piatti scelti viene dedicata una sezione finale.

Consiglio questo libro a chi vuole tornare ad avere fiducia nella propria risolutezza.

Commenti