“Gli incubi di Baltimora” è una piccola selezione di racconti di Edgar Allan Poe pubblicata da Alter Ego in cui troviamo alcune delle migliori scelte narrative del maestro del Gotico, radunate nel giro di poche pagine. Dello stesso autore abbiamo recensito “Le avventure di Gordon Pym” e i racconti inseriti nella raccolta “Nel ruggito della spiaggia scossa dalle onde“.
La trama di Gli incubi di Baltimora
Sono cinque racconti, scritti fra il 1835 e il 1849. Sono selezionati “Il crollo della casa degli Usher” (“The Fall of the House of Usher”), “Il cuore rivelatore” (“The tell-tale heart”), “Il pozzo e il pendolo” (“The Pit and the Pendulum”), “Hop Frog” e “Berenice”. I protagonisti sono sempre diversi, ma come metro comune hanno la narrazione in prima persona singolare.
Ci sono situazioni che vanno dal trovarsi legato a un tavolo e vedersi avvicinare una lama oscillante all’altezza della pancia, all’essere ospiti in una casa in cui giace una donna morta, che forse morta non è.
Il titolo “Gli incubi di Baltimora” prende spunto dal nome della città a 40 km da Washington in cui crebbe e visse Poe e dove tuttora è possibile visitare la sua casa museo e la sua tomba poco distante.
Recensione
Mentre leggiamo “Gli incubi di Baltimora” non possiamo che ammirare le tecniche dell’autore per ipnotizzare il lettore. Spicca la scelta della prima persona per l’io narrante, adatta a esprimere il senso di colpa (l’ossessione per un cuore che batte) o il terrore per dei rumori in una casa che accoglie delle spoglie. I colori, le penombre, le atmosfere concorrono in maniera impattante al coinvolgimento nella lettura.
Cavalcando la piacevole onda di ritorno dei classici, la casa editrice Alter Ego ha dedicato loro una collana, “Gli eletti”, diretta da Dario Pontuale. La scelta del formato tascabile si mostra azzeccata soprattutto se questi classici possono essere comodamente trasportati in una tasca o anche nelle borse più piene (come la mia).
Letto con il senno di poi, Poe si mostra nella sua bravura e ci propone racconti che, anche se alcuni sono ormai noti, riescono a ispirarci sensi di orrore di stampo diverso grazie ad abili strategie narrative e descrizioni riuscite. Si tratta di racconti che fanno leva su meccanismi di stampo psicologico legati al senso di pericolo e, riuscitissimo nel caso del racconto “Il pozzo e il pendolo”, al senso di soffocamento che può venire dal buio.