“Il bicchiere scrivente” – Hermann Hesse


Voto: 4 stelle / 5

“Il bicchiere scrivente” di Hermann Hesse è stato pubblicato per la prima volta nel 1980, ma l’edizione qui proposta è la ristampa del 1991 operata dalla casa editrice Marcos y Marcos. In questo piccolo romanzo, dal sapore autobiografico, l’autore espone le sue idee, e il suo giudizio, nei confronti di una società volta esclusivamente al progresso tecnologico, con le sue false credenze e mode che dettano legge. Una società, quindi, che sembra aver dimenticato il valore delle cose e dei gesti quotidiani.

Dello stesso autore abbiamo recensito “Il giuoco delle perle di vetro“.

Riguardo la vita semplice

Ponendoci di fronte a un quadro tentiamo di descrivere esattamente ciò che vediamo: se si tratta di un paesaggio di montagna ne intravediamo i sentieri, gli alberi frondosi, le cime lontane, poi il cielo. Osservando il sentiero in primo piano immaginiamo di percorrerlo, di camminare e calpestare l’erbetta verde passando vicino a qualche roccia; sentiamo il fruscio di alcuni animali, qualche insetto ci vola accanto, mentre dai rami degli alberi proviene il cinguettio degli uccelli. Sentiamo gli odori e percepiamo l’aria sulla pelle. Se fossimo in presenza di un quadro dipinto da Renoir, potremmo osservare le pennellate brevi che attraverso il colore danno forma all’immagine: cogliamo ogni dettaglio e ne percepiamo il valore. Hermann Hess prepara il lettore a questo tipo di osservazione, sostituendo il quadro paesaggistico con immagini quotidiane semplici, come un contadino che lavora e che tocca la terra come se fosse una parte di sé.

“Il bicchiere scrivente” è un frammento di vita, uno stralcio in cui il lettore viene invitato a godere dei brevi momenti che la vita può offrire. Proprio come in una passeggiata, il lettore si lascia catturare dalle piccole cose: come il colore di cui il cielo viene tinto, dalle forme delle nuvole, da un semplice fiore…così che i sensi siano travolti da molteplici stimoli. Colui che si lascia incantare è anche un viaggiatore, ma non di quelli che si spostano solo se circondati da folle e da branchi, non è neppure tra coloro che si spostano esclusivamente per scattare fotografie, casuali e scontate, senza osservare davvero ciò che ha davanti; il viaggiatore di Hesse è un’anima, a volte, solitaria e sensibile che si immedesima nel luogo in cui si trova. Desidera scoprire, desidera lasciarsi stupire e desidera conoscere «le cose d’un tempo lontano, le cose delicate, quasi smarrite e un po’ anacronistiche» che incontrerà lungo il sentiero.

Un viaggiatore vero

Hermann Hess imprime alle pagine, del suo breve romanzo, un’ironia amara: non si risparmia nel giudicare il turismo di massa frivolo e senza scopo, come i cosiddetti villaggi turistici o le città predisposte al consumismo, in cui non vi è nulla di spirituale. Il turista rappresenta lo stereotipo superficiale, materialista e banale della società in cui vive; per lui il viaggio non ha un vero e proprio scopo, si muove ma non osserva, si muove ma non ascolta, si muove ma non percepisce ciò che lo circonda. Il turista si sposta, perché lo fanno gli altri, ma non è curioso di quello che il mondo offre.

“Il bicchiere scrivente” è un omaggio al vero significato del viaggio: impercettibile a molti, il vero viaggiatore esplora e impara (tuttavia, non è mai invadente); dialoga e si innamora; si perde e si mette alla prova; profondamente legato alla terra ha lo sguardo rivolto al cielo, poiché la sua curiosità non ha limiti. La felicità che egli persegue è racchiusa nelle piccole cose, perché è in grado di dare un significato profondo a ciò che appare banale.

La narrazione è accattivante e il lettore viene costretto alla riflessione interiore: a quale categoria appartiene? Ognuno cercherà la sua risposta. Nelle pagine finali, poi, emerge ancor più il malessere e il disagio provato dall’autore immerso in una folla in festa: gli uomini indossano delle maschere e ridono di una falsa felicità. Solamente un bambino guarda con stupore e meraviglia tutti quei volti, è innocente e ancora inconsapevole.

Intanto il viaggiatore prosegue sul sentiero e lentamente scompare alla vista.

Lucrezia Sergi

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