“Il cimitero di Venezia” – Matteo Strukul


Voto: 4 stelle / 5

Investigazione, suspense, avventura, amore, politica, arte, storia e attualità. È la formula vincente della prima indagine di Antonio Canal, detto il Canaletto proposta dal thriller storico “Il cimitero di Venezia” a firma Matteo Strukul (Newton Compton Editori 2022, 304 p.).

Di Matteo Strukul abbiamo recensito anche “Tre insoliti delitti“.

Trama de Il cimitero di Venezia

Se la salute è l’anima del commercio, una città come Venezia che di esso viveva e prosperava non poteva permettersi un’interruzione dei traffici a seguito delle epidemie ricorrenti di peste e vaiolo. Tanto che fin dal XIV secolo (ricordate la Peste Nera?) per arginare i contagi le autorità cittadine adottarono numerosi provvedimenti tra cui l’immediata sepoltura dei cadaveri.

Ma le due ragazze di nobile famiglia, i Barbaro e i Foscarini, sottoposte a inumazione senza che i genitori possano dar loro l’estremo saluto, non sono vittime del vaiolo che nel primo Settecento infesta la città lagunare. Qualcuno le ha uccise con inaudita ferocia e strappato il cuore. In un’atmosfera di tensione crescente, pertanto, Venezia è tenuta in scacco da un killer, dal morbo e da un’ondata antisemita che fa degli ebrei il capro espiatorio di un odio latente e pericoloso.

In questo clima avvelenato Antonio Canal riceve dal doge l’incarico di raccogliere informazioni su un gentiluomo che frequenta, pare, ambienti poco raccomandabili. In quanto pittore a caccia di scorci suggestivi la sua attività di spionaggio non desterà sospetti. Questo è solo il punto di partenza di un’indagine complessa condotta dall’artista e alcuni aiutanti che ci porterà nel cuore di un disegno criminoso ad ampio raggio. In gioco c’è la sopravvivenza della Serenissima.

Recensione

Matteo Strukul, vincitore del Premio Bancarella 2017, si unisce al gruppo di quanti affidano la detection a un personaggio illustre realmente esistito, con un occhio al passato e l’altro al presente. Nelle Note dell’autore riguardo al Canaletto si legge:

“Non volevo fare di un artista così straordinario un investigatore, così ho cercato di mantenerlo impreparato e inadeguato anche se a mano a mano che i fatti si susseguono matura un certo qual istinto. Ma è la necessità di sopravvivenza a suggerirgli qualche mossa azzeccata. Mi aiutava anche il fatto che della sua biografia si sappia davvero poco. Biografi e studiosi ripetono che ha dedicato la vita all’arte

Avvincente e convincente, “Il cimitero di Venezia” è un thriller storico-avventuroso che metterà d’accordo storici e giallisti, proponendo un misto di storia e invenzione. Ben dosati i colpi di scena. Fedele la rappresentazione dell’epoca perché alcuni fatti raccontati sono realmente accaduti. Viene esplorata la vita sociale, il ghetto ebraico… Scopriamo la pratica medica a fronte del vaiolo, che è l’unica malattia per cui si pensò a una misura preventiva quale l’inoculazione… Ci sono anche l’arte del vetro di Murano, l’opera del grande pittore, la politica oligarchica della Repubblica di Venezia e molto altro ancora.

Figura chiave del Vedutismo veneziano, Canaletto non ha bisogno di presentazioni ma i suoi compagni di avventura sì. Per esempio Owen McSwiney fu un impresario teatrale irlandese e mercante d’arte che nel 1721 sì stabilì a Venezia come agente e mecenate. E storico è anche Johann Matthias von der Schulenburg che nella finzione narrativa insegna al pittore i rudimenti di intelligence. Militare, mecenate, collezionista d’arte è ricordato come eroe in battaglia e riformatore dell’esercito della Serenissima. Una lettura piacevole e interessante che omaggia l’epoca d’oro della citta. Consigliata!

Commenti