Sul caso Aldo Moro, iniziato con il rapimento del 16 marzo 1978, esiste una bibliografia immensa. Come poteva “Il dio disarmato”, il nuovo libro di Andrea Pomella pubblicato da Einaudi nel 2022, aggiungere qualcosa?
Ho letto questo libro perché è stato scelto per il mese di febbraio dal gruppo di lettura “Senza titolo”.
Trama de “Il dio disarmato”
Poche ore, prima e dopo, il rapimento di Aldo Moro. I movimenti nella sua casa, le conversazioni nelle case della sua scorta. Potrei limitarmi a riassumere così la trama de “Il dio disarmato”.
“Così la famiglia è da sempre il luogo in cui può lasciar scorrere le proprie angosce, l’indecisione, le sue piccole manie, è l’antro della grotta in cui il dio è disarmato, in cui depone i fardelli della forza e del potere per godere pienamente della propria disadorna umanità”
In verità il libro è tanto altro: parte dalle unità aristoteliche di tempo, luogo, e azione per muoversi in diagonale, compiere delle ellissi, delle iperboli, variazioni di tema. E avvincerci completamente.
Recensione
La scrittura di Andrea Pomella per me è stata prima una scoperta, e poi un’esperienza.
Quanto è difficile trattare di un argomento di cronaca nera? E quanto lo è, parlare di un argomento di cronaca nera così ingombrante?
“Il dio disarmato” appare come una ricostruzione quasi scientifica delle ore immediatamente precedenti e successive al rapimento. Sotto il vetrino ci sono i meccanismi psicologici, gli affetti, le consuetudini, gli equilibri. Il clima di paura. La normalità delle famiglie italiane interrotta bruscamente.
Incredibilmente e paradossalmente, da un evento così ingombrante Andrea Pomella riesce a evocare una sorta di magia. Il Tempo, nel libro, diventa un enorme massa gelatinosa che si deforma, si allunga, si appiattisce e si scorpora per mitosi obbedendo ai comandi dell’autore.
Tutti gli eventi convergono in quel 16 di marzo: a partire dalla morte di Mario Fani, il fondatore dell’Azione Cattolica a cui è stata intitolata l’ormai celebre via, per passare all’origine del nome del quartiere Camilluccia e alle ultime conversazioni degli agenti uccisi nell’agguato.
“La natura è asciutta e pratica, e ciò che sta per succedere ai protagonisti di questa storia, presto o tardi succederà a me che scrivo e a te che stai leggendo, succederà ai nostri figli e ai figli dei nostri figli, al nostro miglior amico e al nostro peggior nemico, e per ognuno ci sarà, senza saperlo, quell’ora, il prima, l’ultimo prima di uno sconfinato dopo”.
Ho letto questo libro su MLOL per praticità e per due terzi l’ho trovato bello, ma doloroso, e per questo non ero sicura di volerlo possedere nella mia libreria. Poi, da bello il libro è diventato bellissimo, sia per la scrittura sia per le considerazioni e le riflessioni presentate. Così ho deciso che lo comprerò (e me lo farò anche autografare).
“Dell’uccidere bisogna chiedersi non tanto cosa si proverà dopo, ma cosa si prova prima, quando si sa per certo che si ucciderà”.
Quest’ultima parte del libro ha passaggi così intensi e coinvolgenti, in tono pacato e a tratti incredulo, che esigerebbero condivisione, ma mi devo fermare per non anticipare troppo.
Mi ha fatto pensare a un’espressione di Alba De Céspedes in “Nessuno torna indietro”, anche se su tutt’altro argomento: “Non è vero che l’anima pesa dopo il peccato: pesa nell’incertezza di compierlo; poi diviene consuetudine di vita”.
“Il dio disarmato” non va scelto per capire meglio cosa è successo in quel giorno fatidico; va letto per entrare nella Storia e nel Tempo, e per ricordarsi che ogni nostro gesto incide sul corso di entrambi.