Romanzo d’esordio e piccolo capolavoro letterario di Italo Calvino, il romanzo “Il sentiero dei nidi di ragno” vede la luce nel 1947, in seguito all’esperienza dell’autore nelle brigate partigiane.
Tipico esempio del neorealismo italiano, il romanzo si inserisce all’interno del filone tracciato da Vittorini, Pavese, Fenoglio, Cassola, con in più un tocco fiabesco e talvolta surreale.
L’edizione letta appartiene alla collana “Oscar moderni” della casa editrice Mondadori, pubblicata nel 2016.
Dello stesso autore abbiamo anche recensito “Marcovaldo“, “Il cavaliere inesistente” e “Il visconte dimezzato“.
Trama de Il sentiero dei nidi di ragno
In un piccolo paesino della Liguria, tra vallate, boschi e sentieri, Pin conduce la sua vita in uno stato di miseria e abbandono. Ha solo dieci anni e vive con sua sorella, la cui reputazione è messa spesso in discussione tra gli abitanti del paese a causa dei suoi rapporti con i soldati tedeschi.
E’ in corso una dura lotta partigiana e la tensione tra tedeschi, fascisti e antifascisti è palpabile anche per un semplice ragazzino.
Pin tenta di ottenere la fiducia degli adulti compiendo un “gesto eroico” e decide di rubare la pistola P38 di un ufficiale tedesco, amante della sorella. La sotterra poi in un luogo segreto e inaccessibile, abitato solo da ragni che qui costruiscono i loro nidi.
Il gesto compiuto, però, non rimane impunito e Pin finisce in carcere. Da questo momento la sua vita si intreccerà con quella dei partigiani: Lupo Rosso lo aiuterà ad uscire dalla prigione e Cugino successivamente lo renderà partecipe delle lotte contro i tedeschi, in difesa della libertà, tra guerriglie, fughe e personaggi goffi e strampalati.
“I grandi sono una razza ambigua e traditrice, non hanno quella serietà terribile nei giochi propria dei ragazzi. Pure hanno anch’essi i loro giochi, sempre più seri, un gioco dentro l’altro che non si riesce mai a capire qual è il gioco vero.”
Alla continua ricerca di un suo posto nel mondo, Pin scappa e tenta invano di ritornare dalla sorella. Si rifugia nuovamente presso il sentiero dei nidi di ragno, finché non troverà chi gli offrirà conforto e protezione.
Recensione
La Grande Storia e le piccole storie di ogni giorno, nell’Italia degli anni Quaranta. Il tutto narrato dal punto di vista del giovane Pin, troppo piccolo per comprendere, troppo grande per restare impassibile.
“Inventai una storia che restasse al margine della guerra partigiana, ai suoi eroismi e sacrifici, ma nello stesso tempo ne rendesse il colore, l’aspro sapore, il ritmo.” (commento di Calvino del 1967)
La guerra fa da sfondo all’intera vicenda, con la sua violenza e crudeltà, ma, nonostante ciò, trionfano anche i buoni sentimenti come l’amicizia, nel difficile passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
“Arrivare e non avere paura, questa è la meta ultima dell’uomo.”
Per Pin la vita è una straordinaria avventura, reale, ma condita di elementi fantastici che solo l’ingenuità di bambini sa creare. E’ così che la Resistenza viene vista per la prima volta da una prospettiva innovativa e originale, priva di luoghi comuni.
Lo stile ricorda le tipiche narrazioni di Italo Calvino, caratterizzate da precisione e limpidezza espressiva, unite ad un candore di fondo che pervade l’intera opera. In questo primo romanzo sono già presenti tutti gli elementi che l’autore svilupperà in seguito: le descrizioni neorealistiche, gli effetti comici e talvolta surreali, l’eleganza narrativa.
Attraverso il sentiero della memoria, le parole penetrano e coinvolgono mente e cuore del lettore, come piccoli ragni che tessono storie e ricordi e le preservano in eterno.
ho ascoltato questo libro: grande errore! dovrò assolutamente acquistarlo, perché ci sono alcune parti, soprattutto quelle insieme ai partigiani in mezzo al bosco, che avrei pieghettato, stropicciato, sottolineato molto volentieri. infatti me lo procurerò.
più di tutti mi è piaciuta la lucidità con cui Calvino presenta i due punti di vista (partigiani e fascisti) senza far emergere una categoria completamente buona o una categoria completamente cattiva – o almeno questa è stata la mia impressione.
ho trovato il finale spiazzante, di quelli che ti sembra che solo un adulto possa capire nel non detto, mentre un bambino continua
a fidarsi ciecamente dell’aspetto delle cose.