“Il cavaliere inesistente” – Italo Calvino


Voto: 5 stelle / 5

“Il cavaliere inesistente” del 1959 chiude la cosiddetta trilogia araldico allegorica “I nostri antenati” composta da “Il visconte dimezzato” del 1952 e “Il barone rampante” del 1957. Di Italo Calvino abbiamo recensito anche “Il sentiero dei nidi di ragno” e “Marcovaldo“.

Trama de Il cavaliere inesistente

Immaginate il miglior paladino di Carlo Magno: un concentrato di cortesia, gentilezza, liberalità ed efficienza in battaglia. La fede e la forza di volontà lo animano. È privo di vizi. Molti cavalieri lo invidiano.

Le dame cadono ai suoi piedi. Fa perdere letteralmente la testa alla guerriera Bradamante concupita però da altri due valorosi paladini, pronti a tutto pur di conquistarla.

Anche la vedova Priscilla, una vera mangiauomini, lo adesca per trascorrere una notte di passione. Purtroppo, è il caso di dirlo, Agilulfo questo il suo nome non può sottrarsi alla prova d’amore. Quale asso nella manica giocherà per compiacere la donna?

Allora Agilulfo è un uomo perfetto! È vero, a parte un piccolo difettuccio. Che sarà mai di fronte a tante virtù, esclamerebbe il pubblico femminile… . La risposta va da sé: signore belle, Agilulfo è, in parte, la prova che l’uomo perfetto non esiste perché, essendo un’armatura vuota, Agilulfo è inconsistente, è privo di un corpo.

Un bel rompicapo la trama del “Cavaliere inesistente”!

Un dubbio lecito

La domanda sorge spontanea: questo paladino modello esiste o no nel mondo feudale pseudostorico immaginato da Calvino? La risposta è ni perché Agilulfo non vive, ma funziona alla perfezione. Lavora in coppia con lo scudiero Gurdulù. Tanto Agilulfo è tutta intelligenza e niente corpo, tanto lo scudiero è il suo contrario. Calvino ama i dualismi.

Qualche critico li ha paragonati alla coppia Don Chisciotte e Sancho Panza per il loro rapporto complementare.

Recensione

Non sono un’appassionata di Italo Calvino, malgrado plurime letture imposte dalla mia professione di docente. Forse non sono mai riuscita a superare la barriera soggettiva di “un Calvino scrittore di idee”. O più semplicemente una delle poche letture allegoriche che abbia amato è stato “Candido” di Voltaire. A parte Dante, naturalmente.

Eppure questo racconto mi ha divertito e fatto sorridere in più punti. La lunga notte d’amore con la vedova, che di virtuoso ha ben poco, vale tutto il racconto. Come farà a uscirne vincitore? Scommetto che siete curiosi.

Una spledida pagina di leggera ironia di tutto il mondo cavalleresco, amor cortese compreso.

Un originale superamento del Neorealismo

In linea di massima la trilogia presenta racconti fantastici ambientati nel passato che, a sorpresa, contengono la chiave di lettura per analizzare fenomeni del Novecento.

Una bella svolta rispetto al Neorealismo già in declino. Suggerita da Vittorini che invitava i giovani scrittori a superare il Neorealismo.

Ipotesi interpretative

L’inconsistenza simbolica del protagonista indicherebbe sia la fine dell’eroe Ottocentesco, modellato sul Renzo manzoniano.

Sia la fine dell’antieroe novecentesco, pensiamo a Pirandello e Svevo.

Secondo Calvino, infatti, la società di massa è priva di valori e di conseguenza gli eroi non ci sono più. Una posizione sulla società di massa quella di Calvino che presenta non poche affinità con quella di Montale un paio di decenni più avanti.

Dunque questo lungo racconto è un modo divertente per rappresentare l’inconsistenza dell’eroe moderno, siglato da un finale di sorprendente coerenza tematica.

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