Pubblicato per la prima volta da Rizzoli nel 1975 e riproposto nel 2009, “Lettera a un bambino mai nato” è la lunga epistola di Oriana Fallaci che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo, interrogando le coscienze di tantissimi lettori. E’ una lettera che diventa un volumetto di un centinaio di pagine che si legge in poche ore. Della stessa autrice abbiamo recensito anche “Un uomo“, “Insciallah” e “La rabbia e l’orgoglio“.
Trama di Lettera a un bambino mai nato
“A chi non teme il dubbio, a chi si chiede i perché senza stancarsi e a costo di soffrire, di morire. A chi si pone il dilemma di dare la vita o negarla questo libro è dedicato da una donna per tutte le donne.”
L’autrice scopre di essere incinta. Non è stata una gravidanza cercata, ma decide, irrevocabilmente, di far nascere quel bambino. Anche la madre dell’autrice si è trovata a compiere la stessa scelta. La Fallaci ci racconta di come anche lei sia arrivata per caso nel grembo di sua madre e come quest’ultima abbia deciso, mentre prendeva tutte le sere una medicina per abortire, di farla nascere. Oriana, piccolo feto con una grande voglia di vivere fuori da quel buio, le aveva dato un calcio.
Oriana Fallaci non tralascia interrogativi, non trascura nessun aspetto nel prendere la sua decisione. E’ una donna indipendente, una giornalista affermata con una carriera a cui non vuole rinunciare, ma sente che quel bambino che non ha chiesto di nascere ne ha il diritto. Tutti preferiscono l’essere nati al nulla.
E se invece lei non avesse il diritto di far nascere una creatura che non lo ha chiesto, di metterlo al mondo in un mondo ingiusto, in cui ogni giorno devi lottare per non essere calpestato, in cui ogni giorno devi lottare per i tuoi diritti anche se da qualche parte sono già scritti e, idealmente, da tutti riconosciuti? Se poi quell’esserino sarà una donna dovrà fare il doppio della fatica.
Del padre del bambino è fatto solo qualche cenno, inizialmente vorrebbe “liberarsi” del problema, ma poi l’ostinazione di Oriana lo coinvolge e vorrebbe far parte di quello che sta per accadere.
La gravidanza non è semplice per l’autrice, il bambino cresce poco e lei è costretta a stare a riposo. Durante un viaggio di lavoro programmato da tempo e per il quale anche il suo capo le fa molte pressioni arriva la scoperta che quel bimbo non cresce più, che il suo cuore non pulsa più.
La domanda sulla quale la scienza non è unanime è: c’è consapevolezza in quell’ammasso di cellule non in grado di esprimersi, c’è dolore, sofferenza? C’è forse consapevolezza in un bimbo che scalcia e non ce n’è in uno che non scalcia?
La risposta a tutte le domande di Oriana Fallaci, la risposta che vorrebbe scagionarla dai suoi sensi di colpa, l’autrice la affida alla “penna” del suo bambino mai nato.
Ha ragione chi vuole abortire e ha ragione chi non vuole abortire: ognuno ha le sue ragioni per compiere le proprie scelte e se ognuno ha il diritto di esprimere la sua opinione sulla questione dell’aborto. Nessuno ha invece il diritto di giudicare le decisioni di una donna.
Recensione
In “Lettera a un bambino mai nato” la Fallaci si interroga e ci interroga, non risparmia nessuno, non abbiamo scampo noi donne, ma nemmeno gli uomini, ingiustamente poco coinvolti nei dibattiti sull’aborto che non si sono mai sopiti.
Non se ne viene a capo facilmente e l’autrice stessa, ad un’analisi molto superficiale, sembra contraddirsi: vuole quel bambino, ma non riesce a rinunciare alla sua vita per averlo.
Avrebbe dovuto stare a riposo, ma quel viaggio di lavoro era organizzato da tempo e lei non riesce a rinunciare a quello che è, anche se economicamente, non si esime dall’affermarlo, avrebbe potuto permetterselo.
Chi era Oriana Fallaci quindi? Una donna che predicava bene e razzolava male? Assolutamente no: è stata una donna la cui vita è stata costellata da dubbi, una vita vissuta pienamente nella certezza che ogni passo compiuto fosse incerto.
La scrittura inconfondibile di Oriana Fallaci ha un ritmo incalzante, molto piacevole e scorrevole. Le parole sono scelte con cura, con un’attenzione particolare, credo assolutamente spontanea, per rendere accessibili concetti spesso molto complessi.
Le sue considerazioni sono sempre ineccepibili perché non tralascia punti di vista nelle sue analisi, né nelle sue prese di posizioni.
Personalmente non ho un autore preferito, nella scelta delle mie letture mi lascio guidare dalle storie, non dalla penna, ma Oriana Fallaci è un’autrice bussola per me, un modello di donna alla quale non posso fare a meno di ispirarmi.
un libro che a suo tempo mi fece male. questa recensione mi fa venire voglia di riprenderlo, soprattutto perché sono passati vent’anni.