“L’inverno nucleare” – Alberto Moravia


Voto: 4 stelle / 5

A ottobre 2022 la casa editrice Bompiani ha riproposto “L’inverno nucleare” di Alberto Moravia. Si tratta di una raccolta di interviste, articoli e saggi che lo scrittore ha steso nei primi anni Ottanta e già pubblicati nel 1986. La nuova edizione aggiunge diversi inediti successivi, come un’intervista di Renzo Paris a Moravia e gli interventi di quest’ultimo al Parlamento europeo. Ringraziamo la casa editrice per la copia digitale inviata in omaggio.

Di Alberto Moravia abbiamo recensito anche “L’automa“; di lui si parla in “Vite segrete dei grandi scrittori italiani“.

Trama de L’inverno nucleare

Nel 2022 il mondo sembra essere sulla soglia della guerra nucleare e le considerazioni di Alberto Moravia tornano a noi tempestive e opportune. Gli articoli scritti tra il 1982 e il 1985 prendono il via dall’ennesima visita dello scrittore a Hiroshima, un luogo chiave per la sua sensibilità politica. Politica, sì: già nelle considerazioni che lui inizia a stendere e nelle interviste a medici, militari e scienziati giapponesi lascia trapelare il desiderio di sensibilizzare le persone.

Ribadisce di essere uno scrittore e non un giornalista, e sposta sul piano etico-ecologico il problema del disarmo nucleare. Suggerisce, in nome della preservazione della specie, di trasformare in tabù l’ “omicidio organizzato e collettivo” come è già stato fatto con l’incesto, e presenta una serie di buoni motivi per farlo.

“Bisogna organizzare il controllo preventivo degli armamenti prima ancora della produzione di nuove armi”

L’edizione 2022 gode della prefazione di Alessandra Grandelis, ricercatrice universitaria che si occupa dell’epistolario di Moravia e del suo rapporto con l’arte figurativa e che ha già curato le ultime edizioni dei romanzi “Gli indifferenti” (2016) e “La noia” (2017).

Recensione

Ho scelto questo libro perché dello stile di Moravia ho un vaghissimo ricordo della mia adolescenza ed ero curiosa di conoscerlo adesso, in età matura.

Ho trovato una penna asciutta, forse un filo retorica, ma chiaramente animata da buona fede. Attraverso le frasi secche e fatalistiche il lettore sente il grande peso che hanno le convinzioni etiche e personali dell’autore, che utilizza questi testi in modo politico. Il disarmo nucleare, dice, dipende da noi, perché i governanti asseconderanno la volontà dei popoli se vogliono restare al potere.

Sono testi estremamente attuali, pur essendo stati scritti quarant’anni fa.

“Ma con le trattative permanenti per evitare o meno la fine del mondo, sarebbe più giusto dire che andiamo incontro ad una cultura delle trattative, cioè ad una cultura del provvisorio eretto per forza di cose, alla dignità del permanente”

L’atmosfera non è precisamente gioiosa ma neanche senza speranza. Sinceramente ho visto della buona fede nel voler smuovere le coscienze.

“ (…) il cosiddetto “giorno dopo”, con centinaia di milioni di moribondi (hanno detto: i sopravvissuti invidieranno i morti), è la notte nucleare, l’inverno nucleare cioè la morte per fame, per freddo e radioattività, che è il crollo della civiltà ossia di tutto ciò che permette oggi ad alcuni miliardi di persone di convivere sul pianeta.”

Nonostante il tema non riesca a coinvolgermi emotivamente, ho trovato questo libro sorprendentemente interessante. In alcuni punti è molto incisivo. Consigliato a chi ha bisogno di ricordarsi che non siamo semplici gocce nel mare.

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