“L’isola delle madri” – Maria Rosa Cutrufelli


Voto: 3 stelle / 5

Di marzo 2020 è “L’isola delle madri”, il nuovo romanzo della giornalista Maria Rosa Cutrufelli (Mondadori) che si presenta come distopico ed estremamente attuale nel mostrare la stretta interconnessione che c’è fra le tematiche ambientali e quelle sociali.

Trama de L’isola delle madri

Attraverso “L’isola delle madri” ci viene presentato un futuro non troppo lontano in cui l’inquinamento ha aumentato a livelli vertiginosi il tasso di infertilità degli esseri umani, e in cui il desiderio di fare figli rimane tuttavia immutato, viscerale. In un’isola italiana viene costruita una clinica che promuove un sistema complesso di fecondazione assistita: talmente complesso che per far nascere un bambino servono praticamente tre madri. Un sistema che la società non accetta completamente.

Recensione

Ho letto “L’isola delle madri” perché è stato preso in considerazione per la lettura di settembre dal Club del libro di Pescara, nato in seno alla libreria Primo Moroni.

Sembra che la scelta di una struttura a cornice in cui un io narrante racconta fatti di cui non è stato protagonista generi il disorientamento in qualche lettore. Ho passato la prima parte del romanzo a chiedermi “Sì, ma come fa la protagonista a conoscere nei dettagli queste cose che sono accadute prima che lei nascesse?”. Il più delle volte mi sono detta che magari sarebbe arrivato un colpo di scena a chiarirmi ogni cosa. Questo interrogarmi mi ha distratta per un po’.

Poi, però, il romanzo ingrana. Si riesce a mettere da parte la questione dell’io narrante e ci si riesce a calare nelle storie dei personaggi e nelle loro psicologie. Si apprezza la lucidità e la verosimiglianza di molte introspezioni e se ne resta spiazzati. Ho trovato molte dinamiche sociali, economiche, etiche e religiose perlustrate con intelligenza e legittime diverse osservazioni.

“La delusione è un sentimento di cui è difficile sbarazzarsi, ecco il problema. Non è come la rabbia, che quando esplode ti toglie un peso. La delusione non se ne va. Si accumunla dentro, strato dopo strato, e ti soffoca sotto una coltre di polvere.”

“L’isola delle madri” è un romanzo che alla fine lascia con delle questioni di cui oggi possiamo rendere conto poco e che, realizziamo, non potremo evitare per sempre. Mi ha fatto pensare alle premesse di un altro distopico, “Vox” di Christina Dalcher, perché entrambi riflettono sul ruolo della donna nella società.

Lo terrò nella mia libreria perché una parte di me spera di poterlo dichiarare un libro non profetico quando potrò fare il confronto con la realtà, fra venti o trent’anni.

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