“L’insostenibile leggerezza dell’essere” – Milan Kundera


Voto: / 5

Quest’anno Milan Kundera, scrittore cecoslovacco nato a Brno nel 1929, ha compiuto 90 anni e il gruppo di lettura Equilibro di Pescara lo ha festeggiato scegliendolo come lettura del mese di maggio, in particolare con “L’insostenibile leggerezza dell’essere”. In questo modo ho potuto riprendere una lettura affrontata durante la mia adolescenza, con un approccio completamente nuovo e più maturo. Di Milan Kundera abbiamo recensito anche “Il valzer degli addii” e “L’identità“.


La trama di L’insostenibile leggerezza dell’essere

Tomáš, Sabina, Tereza e Franz sono quattro personaggi che si accoppiano, si separano e si accoppiano di nuovo, in formule differenti, ruotando gli uni intorno agli altri come nel quadro di Henri Matisse “La danza” (1910) che è stato scelto per la copertina dell’edizione 1988 del Club degli editori, concessa su licenza Adelphi. Un circolo formato da relazioni e tempi, disegnato secondo la teoria dell’Eterno ritorno nietzschiano e caratterizzato dal rapporto fra pesantezza e leggerezza, corpo e anima. Accompagnarsi nella vita o solo in un tratto di essa, desiderarsi, aspettarsi, fare l’amore, sfuggirsi, afferrarsi, liberarsi sono i movimenti di questa danza, sottolineati da verità pronunciate in uno stile tanto pacato quanto incisivo.

copertina l'insostenibile leggerezza dell'essere

La recensione

Il primo aspetto che colpisce, di questo libro, è che non è un romanzo né un saggio. È un mix fra i due: il narratore è ben presente e si spiega in prima persona ed è talmente onnisciente che quando parla dei suoi case histories sposta il punto di vista anche con lunghe e profonde introspezioni. Siamo accompagnati per lunghe scene nelle vicende dei personaggi, che inizialmente formano un triangolo di relazioni ambiguo e consolatorio e poi aggiungono un’appendice, Franz.

Godiamo dello stile pulito di Kundera e non possiamo fare a meno di appuntarci considerazioni proposte in veste di assiomi, come “quando parla il cuore non sta bene che la ragione trovi da obiettare”, o sotto forma di sferzate del Destino, come l’”Es muss sein” beethoveniano che torna più volte a chiosa di alcune svolte nella storia.

Certo è che il lettore non può fare a meno, se incontra Kundera in un dato momento della sua vita, di ritrovare una parte di se stesso quando legge dell’ “ossessione epica” di Tomáš verso le donne e il suo desiderio di impadronirsi di quel qualcosa che è loro profondamente nascosto “e per raggiungere il quale era necessario lacerare il loro rivestimento superficiale”; o quando apprende della ricerca di Tereza del rapporto tra lei e il suo corpo (“Il suo corpo ha diritto al nome “Tereza”? E se non ne ha diritto, a che cosa si riferisce quel nome? Solo a qualcosa di incorporeo, di intangibile?”).

Oppure quando riflette sulla pace che si trova nel semplice dormire insieme, senza implicazioni sessuali. Insomma, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” è un saggio-romanzo da sottolineare, spiegazzare e tenere sul comodino per consultarlo ogni tanto.

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