“Tu l’hai detto” – Connie Palmen


Voto: 4,5 stelle / 5

Ultimo romanzo della scrittrice olandese Connie Palmen, Premio Libris nel 2016, “Tu l’hai detto” (Iperborea 2018) racconta la storia d’amore, all’unanime ricordata come maledetta, tra la scrittrice americana Sylvia Plath e il Poeta Laureato inglese Ted Hughes.

Trama di Tu l’hai detto

Nella loro tormentata relazione, si è riconosciuto fin da subito una vittima e un carnefice: lei, morta suicida, è la vittima perfetta di un lui traditore e distante, carnefice morale di una donna malata di depressione.
Il titolo suggerisce immediatamente che quella proposta non è la versione della storia che siamo abituati a ricordare, non è la verità in bocca ai discepoli della Plath. È diversa, dissacrante forse. Mostra un uomo che non si riconosce, nemmeno una volta, nel ruolo che gli è stato affibbiato senza che gli sia stato chiesto il permesso. È la voce di un uomo che non smette mai di amare, anche nella distruzione che egli stesso mette in atto.

Connie Palmen crea e mette sulla pagina dei ricordi non suoi, dà voce a Ted Hughes a diciassette anni dalla sua morte: riesce a farlo come se lo avesse ascoltato per anni. Il lettore è completamente trasportato in questa relazione in cui l’amore e il dolore che si intrecciano instancabilmente e percorrono a ritmo sostenuto le pagine.

Sette anni

Il romanzo è in tutto e per tutto un’autobiografia. Racconta i sette anni di rapporto della coppia più conosciuta della letteratura contemporanea: il primo incontro, l’amore folle e totalizzante, il matrimonio segreto, l’ambizione di entrambi. La forza della poesia che dapprima li unisce e poi li ferisce, la distruzione inevitabile del loro amore, la malattia di lei e l’incapacità di lui di aiutarla.

La Palmen racconta senza sosta. Le sequenze narrative proseguono veloci e i sette anni che percorrono insieme i due protagonisti scorrono sotto gli occhi del lettore senza che venga distratto da dialoghi infiniti, descrizioni ampollose e didascalismi.

Vero è che l’autrice si riserva, con giusta misura, alcune riflessioni che non sono solo voce del suo io, né una semplicistica interpretazione dell’animo umano, sono spunti e pensieri che accompagnano chiunque di letteratura ci viva. È in quelle sequenze che si cela il doppio dell’opera: Tu l’hai detto è il racconto di una storia d’amore tra due autori e tra questi e la letteratura. Sulle pagine compaiono riflessioni sul poeta e sul mondo, soprattutto quello letterario. Il doppio, che poi è anche il doppio amore che accompagna i protagonisti, per il compagno e per la penna, riveste l’opera e come una membrana la protegge dal semplice exemplum biografico. L’effetto è spettacolare.

Recensione

Spettacolari sono anche i personaggi, il poeta e la scrittrice, sottratti all’idea che la contemporaneità conserva del loro privato e descritti nell’unico modo in cui la letteratura può restituire il vero alla finzione: diventano tipi umani, specchio di altre mille persone, di infiniti lettori.
Lui, inglese di origini modeste, brillante e sicuro di sé, totalmente disinteressato all’amore -se non quello per la letteratura- fino a quando non incontra Lei. Sinuosa e bellissima, lo folgora. Dal primo incontro la riconosce e per tutto il romanzo la Palmen tiene fede a quel sentimento che si logora col tempo ma che non lo abbandona mai.

Il libro ripercorre anche gli esordi e la fama del poeta inglese, così incoraggiato dalla sua Musa Bianca, che lo ispira e lo conforta. Anche nella distruzione la poesia non lo abbandona, la fama lo incoraggia. Ted Hughes è un tronco d’olmo che attraverso un lavoro di labor limae costante, equilibrato e sempre più fine diventa quella volpe che lui stesso segue da una vita.
La sua Nemesi perfetta e femmina è una furia distruttrice e, forse proprio per questo, così magnetica.
Sylvia è molto più ambiziosa di Ted, che invece è geloso del suo io poetico, e tuttavia, per una sorta di scherzo del destino, è proprio Sylvia a non riuscire ad ottenere il successo.

I protagonisti

Se Ted viene da subito riconosciuto come astro nascente della letteratura inglese, la compagna è abbattuta da molti rifiuti e delusioni. Per lei il successo è totalizzante e lo ricerca in tutti i campi: come figlia, come moglie, come autrice e come madre. In questa ricerca ossessionata del successo si perderà, condannata a sentirsi mai abbastanza. Si sente un fallimento per la madre, che ha grandi aspettative su di lei, si sente un fallimento come autrice, perché è consapevole del suo talento ma non riesce a tirarlo fuori. Si sente un fallimento come madre, a causa di un aborto spontaneo.

Ma il fallimento che non riuscirà a tollerare sarà quello come moglie.

Quando Ted, conosciuta un’altra donna, si allontana da lei, si lascia andare a quei progetti di distruzione che, dalla morte del padre, non l’hanno mai lasciata.
Una storia cupa e claustrofobica che, pur dilaniandosi tra due continenti, non conosce boccate d’aria. Un rapporto che stringe sempre di più la gola ai protagonisti, fino a soffocarli in un amore senza via d’uscita.
Un libro che ha come sua musa l’amore e che pure lascia al lettore la sensazione di essere caduto in fondo al baratro. Per chi può leggere questo romanzo toccando coi denti il suo doppio, la lettura è una discesa folle e incontrollata. Impossibile frenare la corsa verso il buio.

Silvia Rodinò

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