“V13” (Adelphi 2023) contiene la raccolta di articoli di Emmanuel Carrère ha scritto per il quotidiano francese ”Obs” sul processo riguardante gli attentati di Parigi di venerdì 13 novembre 2015. Gli articoli sono usciti anche in Italia su “La Repubblica”. Il libro presenta anche alcuni brani in più che l’autore ha dovuto escludere per rispettare lo spazio destinato agli articoli.
Di Emmanuel Carrère abbiamo recensito anche “L’avversario” e “Yoga“.
Trama di V13
Emmanuel Carrère non è un giornalista, ma è uno scrittore affascinato dai meccanismi più oscuri dell’animo umano. Per esaminarli segue il processo per i nove mesi di svolgimento, appunta le sue osservazioni, gli sguardi, le storie che più lo colpiscono.
Ascoltiamo, tramite lui, testimonianze di persone ancora devastate per averne calpestate altre, di false vittime (incredibile!), di salvataggi da film. E ci viene restituita l’atmosfera di stordimento e di sofferenza che si prova con un fardello così grande sulle spalle: non solo aver vissuto un attentato, ma essere vivi praticamente per caso.
Recensione
Uno degli aspetti più belli di questo libro è l’operazione che Emmanuel Carrère fa del dolore. In “V13” non troverete una cronaca giudiziaria del processo, bensì una cronaca umana.
Del crudo fatto quasi si saltano gli aspetti principali. Per esempio, il corso degli eventi viene ricostruito durante il libro; della sentenza ha più peso il fatto che la sala stampa l’abbia ricevuta in differita, che la sua sostanza.
Carrére ci consegna qualcosa di estremamente personale, privato, intimo: qualcosa che soltanto lui, con il suo sguardo, può darci.
“Io non difendo nessuna causa, ma non rifiuto nessun imputato. (…) Fare l’avvocato è proprio questo: fare tutto il possibile perché l’imputato sia processato sulla base del diritto e non delle passioni”
In altri momenti toccanti, ci soffermiamo per esempio a riflettere sui genitori degli imputati, sul peso sulle loro spalle. Come ricorda l’autore, si dice che non sia giusto che il male dei padri ricada sui propri figli, ma tendiamo a non dare per buono il contrario e vediamo dietro gli errori dei figli i loro padri. Da qui scopriamo che il padre di una vittima ha scritto un libro a quattro mani con il padre di uno dei terroristi, dopo essere stato contattato da lui, e che questo libro ha suscitato abbastanza scalpore.
Attraverso il suo racconto anche i tempi morti hanno un valore, perché vi si stendono le basi di relazioni umane.
Carrère conferma il suo stile tagliente, pulito, senza una parola di troppo, senza pathos eccessivo e senza ridondanze.
Consigliato.