“Il Vangelo secondo Gesù Cristo” è un romanzo del 1991 di José Saramago, che nel 1998 riceverà il Premio Nobel per la Letteratura. Dello stesso autore abbiamo recensito anche “Il racconto dell’isola sconosciuta”, “Memoriale del convento”, “Saggio sulla lucidità” e “Caino”.
Trama de Il vangelo secondo Gesù Cristo
Nel romanzo “Il vangelo secondo Gesù Cristo”, Saramago ricostruisce la vita di Gesù così come è narrata nei vangeli, ma lo fa offrendo un punto di vista completamente diverso. La vita del figlio di Dio non ne risulta stravolta, ma diversa da come ci è sempre stata raccontata.
Il Gesù Cristo che viene fuori dalle sue pagine è un comune peccatore, è dilaniato dai dubbi sulla sua missione di salvezza, impaurito dall’estremo sacrificio richiestogli. Saramago punta i riflettori sull’umanità di Gesù e, proprio rendendolo piccolo, lo eleva.
Recensione
La prosa è complessa, Saramago come sempre, nel suo fluire incessante, omette frequentemente ogni tipo di punteggiatura, limitandosi a qualche punto per prendere fiato. Richiede, quindi, molta concentrazione e spesso non basta. Bisogna leggere, rileggere e a volte proseguire, sacrificando la massima chiarezza per una comprensione incompleta, ma comunque soddisfacente.
“La strada, costeggiando le rocce, scalava faticosamente il primo pendio per inoltrarsi, poi, fra le montagne di Samaria, a occidente, lungo degli aridi roveti al di là dei quali, declinando verso il Giordano e trascinando verso sud la sua livella ardente, il deserto di Giudea bruciava e ribruciava l’antichissima cicatrice di una terra che, promessa com’era stata ad alcuni, non avrebbe mai saputo a chi consegnarsi.”
Ritengo un libro un buon libro, sostanzialmente, quando la lettura mi rapisce, impedendomi soste. Oppure, quando più soste sono necessarie, per “attutire il colpo”, per afferrare la meraviglia di quel pensiero nero su bianco che mi cambia la giornata, e un po’ anche la vita.
I libri di Saramago rientrano nella seconda categoria di buoni libri e “Il vangelo secondo Gesù Cristo” diventa oggi il mio preferito tra i suoi lavori letti finora.
Mi lascia la distanza da una fede che ho perso da tempo, che forse non mi è mai appartenuta, ma una vicinanza rinnovata all’assenza di certezze come guida dei miei passi.
Le descrizioni lasciano senza fiato. Il romanzo è un tripudio di cieli dai colori spiazzanti, di semplicità a portata d’occhio, di bellezza lì pronta per essere ammirata.
Consigliato a chi cerca sempre nuovi punti di vista.