“Norwegian wood” io lo vedo come una piccola lezione di vita. Una lezione su come temi importanti come la depressione, la solitudine, la malattia, la morte facciano parte della nostra vita. Un libro che non consiglierei a tutti, ma che tutti potrebbero leggere imparando qualcosa.
Sempre di Murakami Haruki abbiamo anche recensito “Kafka sulla spiaggia“, “L’arte di correre“, “After Dark“, “1Q84” e “A Sud del confine, a Ovest del sole”.
Trama di Norvegian wood
Il protagonista Toru Watanabe, adesso 37enne, ripercorre alcuni degli anni della sua gioventù. Quelli che vanno dai 17 ai 21 di età e che sono stati segnati da diversi avvenimenti: la perdita di un amico, l’inizio dell’università, i primi amori.
Il giovane si ritroverà a cercare appiglio nelle proprie abitudini (alcune malsane o criticabili) e nella routine, una sorta di ancora di salvezza, mentre dentro è diviso tra l’amore di due ragazze che lo attraggono a sé con una forza irresistibile.
Un amore sembra più puro di un altro, ma l’altro è vivo e pulsante…
Recensione
Si è trattato del mio primo incontro con questo autore. Mi era stato fortemente raccomandato da alcune persone, mentre ero stato messo in guardia da altre. Immagino che, un po’ come per tutto il resto, ognuno abbia il proprio modo di vedere, sentire e percepire le cose, le proprie affinità, e perché no? anche le proprie simpatie.
Mi è sembrato di capire che questo è un romanzo un po’ diverso dagli altri di Murakami. Anzi, citando la carissima Cristina Mosca: “Norwegian wood è tra i suoi libri meno visionari. Con Murakami è un patto che si stringe: o accetti tutto, anche due lune in cielo e gatti che parlano, o niente”.
Motivo per cui mi sono ripromesso di approfondire questa conoscenza fra me e Haruki. Devo decisamente affiancare qualche lettura “più tipica”.
Il libro mi è piaciuto molto, anzi, lo metterei proprio tra i miei preferiti. In verità ho preferito la prima metà, che per equilibrio, tematiche trattate e descrizioni è meno cupa e malinconica, ma sempre molto riflessiva.
Attraverso le sue descrizioni così dettagliate e complete l’autore è in grado di coinvolgerti appieno nelle vicende di un giovane che è lontano nello spazio (nel lontanissimo Giappone), nel tempo (nei distanti anni 60), nella cultura e persino negli episodi raccontati, che da alcuni potrebbero essere ritenuti a tratti persino stravaganti. L’unico denominatore comune è l’età del protagonista e la mia, che forse mi ha reso l’immedesimarmi un po’ più semplice.
Il genere
Potremmo definire Norwegian wood un romanzo di formazione. Le tematiche “forti” sono diverse: depressione, malattia mentale, suicidi, pregiudizio e il come vengano inseriti nella storia, nella vita del protagonista, ci ricorda come questi siano parte indissolubile dell’esistenza umana.
La morte non è l’opposto della vita, ma una sua parte integrante.
Le due donne nella vita di Toru hanno dei forti simbolismi, ma questi non li approfondirò, perché credo che non ci sia un singolo modo di interpretarli e non vorrei in alcun modo condizionarvi.
Una delle cose che ho apprezzato particolarmente di Norwegian wood è che questo libro sembra avere una vera e propria colonna sonora! Ci sono continui riferimenti alla cultura musicale, e non, di quegli anni. Talvolta i brani vengono solo menzionati rapidamente, altre volte invece contribuiscono attivamente a fare da sfondo alla narrazione, perciò anche il lettore può metterlo in riproduzione e ascoltarlo mentre continua a leggere una lunga descrizione o un dialogo fra i personaggi. Troverete facilmente delle playlist che raccolgono tutti i brani su Spotify o YouTube, quindi fate un tentativo!
Al romanzo sento di dare 5 stelle su 5, anche se la lettura più risultare più o meno piacevole sulla base di vari fattori oltre al semplice gusto personale: l’età, lo stato d’animo, forse persino la pazienza in alcuni passaggi!